Tre donne sono finite agli arresti domiciliari per aver minacciato i parenti di un teste che aveva reso delle dichiarazioni nell'ambito delle indagini sull'omicidio di...
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LE INDAGINI
Secondo l'accusa le tre donne intimidivano i familiari del teste ascoltato dalla polizia per le informazioni rese sul delitto Nizza. La finalità era quella di costringerlo a ritrattare le dichiarazioni fatte alla polizia e a non confermarle poi nel corso del processo. Le minacce erano state dapprima poste in essere velatamente attraverso l'invio di messaggi WhatsApp recanti dei brani delle dichiarazioni del teste fatte alla polizia giudiziaria. Poi c'era stata un'escalation. Le vittime, infatti, sono state destinatarie di violente aggressioni sia presso il bar da loro gestito, dove erano stati rovesciati arredi nonché lanciati oggetti e suppellettili, sia nei pressi della loro abitazione. Nel corso di un altro episodio, erano intervenuti anche i capi famiglia delle indagate e un altro loro parente che, tutti insieme, avevano aggredito e minacciato sempre i familiari del testimone. Le continue minacce effettuate attraverso messaggi e aggressioni fisiche hanno cagionato alle vittime ferite e danni. Atteggiamenti che avevano ingenerato nelle vittime un perdurante e grave stato di ansia e di paura e un fondato timore per l'incolumità propria e dei loro prossimi congiunti, tanto da costringerle addirittura a cambiare le loro abitudini di vita, incidendo negativamente anche sull'espletamento della loro attività imprenditoriale. Da qui l'accusa di stalking. Le tre donne saranno ascoltate nelle prossime ore dal fip Gelsomina Palmieri che ha emesso le ordinanze presenti i loro difensori Vincenzo Sguera e Claudio Fusco.
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Il Mattino