Movida a Benevento, sos dei baretti: «Basta caccia all'untore o chiudiamo»

Movida a Benevento, sos dei baretti: «Basta caccia all'untore o chiudiamo»
«Basta con questa caccia all'untore. Non siamo certamente noi ad attentare alla salute pubblica, né lo fanno i nostri giovani». È dura la reazione...

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«Basta con questa caccia all'untore. Non siamo certamente noi ad attentare alla salute pubblica, né lo fanno i nostri giovani». È dura la reazione degli esercenti alla stretta sui controlli decretata nei giorni scorsi dalle forze dell'ordine su input della prefettura. Come si ricorderà i locali del centro storico avevano protratto la serrata anche dopo la riapertura del 18 maggio attendendo che si chiarisse il quadro delle regole. Iconici i manifesti listati di nero esposti agli usci con un messaggio stringato ma eloquente: «Chiusi per mancanza di chiarezza». Quando finalmente le regole d'ingaggio sembravano essere diventate quantomeno accettabili, con l'estensione alle 2 del limite orario e la concessione di spazi esterni per tavoli e sedie, ecco piombare come una mannaia il giro di vite delle istituzioni sollecitato anche dalle segnalazioni via social e da formali diffide legali di cittadini residenti.


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Una situazione che rimette a rischio l'operatività delle attività commerciali: «Sono davvero sul punto di alzare bandiera bianca e chiudere definitivamente i battenti», sbotta Gino Cocozza pioniere da un quarto di secolo della movida in centro con il suo «Opera» nella centralissima piazza Arechi II. Quella che migliaia di giovani battezzano piazza Vari, luogo di ritrovo e di fermento culturale che ospita anche il Conservatorio. Nel suo piccolo, ciò che Campo dei Fiori è per Roma o piazza San Domenico Maggiore per Napoli. «La storia della movida beneventana attesta che si tratta di un fenomeno assolutamente civile e gestibile - nota Cocozza - I nostri ragazzi non si sono mai macchiati di comportamenti gravi, a meno che non si vogliano considerare tali le intemperanze occasionali individuali che possono accadere in ogni contesto. Eppure da tempo è in atto una campagna costante di delegittimazione assolutamente infondata ma a quanto pare capace di trovare accoglimento presso le stanze del potere molto più di quanto non riusciamo a fare noi». Protesta condivisa dai titolari di pub e lounge bar del centro riunitisi dopo l'annuncio della intensificazione della vigilanza nel weekend: «Anche la stessa definizione di controlli più restrittivi lascia pensare - rileva il portavoce Cocozza - Chi scrive certe cose si rende conto della irragionevolezza della locuzione? Dobbiamo dedurre che i controlli effettuati finora siano stati permissivi o, peggio, omissivi? Noi non lo crediamo affatto e posso testimoniarlo: nelle scorse sere ho ricevuto la visita delle forze dell'ordine alle 2 in punto e con estrema cortesia ma anche con fermezza ci è stato detto di chiudere, come stavamo per fare del resto. Non mi pare dunque che mancassero controlli efficaci. Perché cambiarli? Solo perché qualcuno scatta una foto e la pubblica sui social? Qualcuno che oggi prende a pretesto le norme anticontagio per attaccare un fenomeno che in realtà non ha mai accettato ritenendosi unico depositario del diritto a vivere in centro storico». Evidente il riferimento ai residenti autori nei giorni scorsi di pubbliche denunce e di diffide legali indirizzate all'amministrazione comunale, alla prefettura, alle forze di polizia e alla procura. Azioni legittime che non si può escludere abbiano avuto un ruolo nella decisione di rafforzare i controlli in centro assunta giovedì dal Comitato per l'ordine pubblico.
 

Già ieri sera le presenze in divisa si sono fatte più visibili tra i vicoli e nei luoghi maggiormente esposti al rischio assembramenti come il Trescene e piazzetta Verdi. Zone rosse del rischio contagio per la loro conformazione urbanistica. Consapevoli del problema i gestori della zona si sono resi protagonisti di iniziative finalizzate alla prevenzione come la installazione di cartellonistica informativa rivolta ai giovani con inviti a tenere le distanze, indossare le mascherine e scaricare l'app Immuni per il tracciamento. E per limitare quanto più possibile i drink in piedi gli stessi esercenti hanno collocato sedute e tavolini negli spazi esterni ai locali raccogliendo l'invito del Comune. Basterà per evitare che si verifichino nuovi, pericolosi assembramenti? Domanda che troverà risposta stasera con il test solitamente più probante del sabato.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino