Anche il Sannio chiede «Justice for Giulio»

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Benevento - Secondo la teoria dei sei gradi di separazione ogni persona può essere collegata a qualunque altra attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari. Ma in genere ne bastano meno. Basta un solo intermediario, ad esempio, ad unire molti sanniti a Giulio Regeni, il giovane dottorando torturato ed ucciso al Cairo. La beneventana Stefania Villanacci, classe 1987, ha condiviso con Regeni una casa a Damasco e gli studi di arabo nella locale università. Stefania, ora attiva nella ricerca di «Justice for Giulio», non è il solo tramite attraverso cui un’amara tragedia nazionale si riverbera nel Sannio. Ieri l’antenna di Benevento di «Amnesty International» ha organizzato un presidio per ricordare Regeni in concomitanza con i funerali. «Abbiamo pensato di unire il tremendo fatto di cronaca alla campagna “Stop Tortura” – affermano Marina e Rossana, due attiviste – Perché, al di là delle responsabilità di cui l’Egitto dovrà farsi carico, la tortura è nel mondo generalmente proibita ma universalmente praticata».

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Il Mattino