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Le strade sannite tornano a essere teatro di tragedie. Un altro schianto allunga l'elenco delle vittime nel Sannio. A perdere la vita è stato Sergio Virgilio, 32 anni, di Reino, che stava rientrando a casa quando uno schianto fatale, all'alba di ieri, gli ha spezzato la vita. Un'intera comunità è sotto choc. La notizia è arrivata come un pugno allo stomaco per i compaesani. L'uomo viaggiava alla guida della sua Fiat Punto che, per cause in corso di accertamento, si è schiantata, poco dopo le 5, contro il muretto di una fontana a poche centinaia di metri dalla sua abitazione.
Secondo una prima ricostruzione, il trentaduenne stava percorrendo la strada intercomunale che da San Marco dei Cavoti conduce a Reino quando nell'affrontare un tratto in discesa ha evidentemente perso il controllo del veicolo. A far scattare l'allarme sono stati alcuni automobilisti. La vettura si è quasi piegata a metà dopo l'impatto con il muretto. Non ci sarebbero segni di frenata sull'asfalto. Che cosa ha determinato la perdita del controllo dell'auto saranno le indagini a chiarirlo. Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco del distaccamento di San Marco dei Cavoti, l'ambulanza del 118 e i carabinieri della compagnia di San Bartolomeo in Galdo. Su disposizione del sostituto procuratore di turno, sul posto è arrivato il medico legale Emilio D'Oro, che ha effettuato una prima visita esterna.
Dolore e sgomento a Reino, dove Sergio era molto conosciuto e apprezzato.
Calzone ricorda che Sergio aveva festeggiato anche con uno dei suoi figli fino alle 3 del mattino prima di decidere di recarsi a San Marco dei Cavoti. «Un automobilista che passava in zona per caso - continua Calzone - si è accorto dell'incidente e ha immediatamente chiamato i vigili del fuoco e il 118. I soccorsi sono arrivati ma non c'è stato nulla da fare. Solo dopo i genitori hanno saputo del tragico incidente». Sergio viveva a Reino con la sua famiglia e lavorava come operaio in una locale ditta edile. Era tifoso del Napoli e appassionato di pesca. In passato aveva giocato anche a calcio. Il padre è un operaio della Comunità montana, mentre la madre lavora in un pastificio. «Quella di Sergio è una famiglia perbene - conclude Calzone colpita da una tragedia che ha sconvolto tutti. Per la nostra piccola comunità perdere un giovane è un dramma ancora più grave perché ci conosciamo tutti e soprattutto i giovani si frequentano spesso tra loro per condividere insieme anche le feste soprattutto di sabato sera».
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