Sei condanne per i poliziotti preposti alle scorte di esponenti politici. È l'epilogo di un'indagine che risale ad episodi accaduti nel periodo che va dal 2011 al...
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Secondo l'accusa gli agenti hanno dichiarato falsamente di aver pernottato e pranzato presso una struttura alberghiera della capitale, nell'esercizio delle proprie funzioni di tutela di esponenti politici, registrando così spese in realtà mai sostenute e inducendo in errore il Ministero dell'Interno che riconosceva agli agenti i rimborsi di ogni singola missione. Tra l'altro gli imputati, secondo l'accusa, inducevano in errore i pubblici funzionari addetti al calcolo delle retribuzioni, facendo sì che questi emettessero degli atti pubblici falsi.
Le indagini erano scattate perché chi era preposto alla contabilità aveva notato una differenza tra le note spese presentate da alcuni addetti rispetto a quelle di altri. Scattavano gli accertamenti da parte della Digos e si verificava, anche attraverso i telepass gli orari in cui gli agenti con l'auto di scorta facevano ritorno in città. Nel corso delle indagini veniva anche coinvolto l'albergatore che rilasciava queste fatture non veritiere. Le indagini che risalgono al 2011 erano state coordinate dall'allora procuratore Giuseppe Maddalena e dal sostituto procuratore Giovanni Tartaglia Polcini. Poi il procedimento era passato al vaglio del Gup Roberto Melone che aveva proceduto ai rinvii a giudizio. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Antonio ed Angelo Leone, Vincenzo Regardi, Camillo Cancellario.
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Il Mattino