Tre antenne wi-fi in carcere: così i baby boss napoletani comandavano via Fb

Tre antenne wi-fi in carcere: così i baby boss napoletani comandavano via Fb
Una scheda dati da utilizzare in uno smartphone per la connessione internet, tre antenne per la captazione di un segnale wifi e droga: è il materiale sequestrato...

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Una scheda dati da utilizzare in uno smartphone per la connessione internet, tre antenne per la captazione di un segnale wifi e droga: è il materiale sequestrato all'interno dell'Istituto di detenzione minorile di Airola (Benevento) in seguito ad una serie di perquisizioni da parte degli agenti del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria con il supporto dei colleghi di Napoli, su disposizione della Procura di Benevento che coordina le indagini su una serie di episodi registrati nei mesi scorsi all'interno dell'istituto di pena minorile sannita.

 
Le indagini hanno preso il via dopo il ritrovamento nell'edificio di alcuni telefoni cellulari utilizzati per postare su alcuni social network foto che, secondo l'accusa, sarebbero servite «a confermare e rafforzare la posizione di baby boss dell'hinterland napoletano». A cinque detenuti sono stati notificati avvisi di garanzia per ricettazione (dei telefoni cellulari) in concorso con altre persone ancora da identificare. Le perquisizioni, che hanno riguardato tutti i detenuti, sono state effettuate da oltre 60 agenti ed hanno riguardato tutti gli ambienti dell'istituto di pena minorile.

Secondo l'accusa, «dai preliminari accertamenti eseguiti dagli informatici del Nic è stato rilevato che le connessioni Wi Fi sono avvenute grazie ad una serie di hot spot gratuiti e privi di password, tra i quali anche il Wi Fi Free in uso nel comune di Airola». «Le indagini - dice il procuratore di Benevento Aldo Policastro - proseguono a ritmo serrato attraverso una attività investigativa che nei prossimi giorni, a seguito degli elementi raccolti, vedrà ulteriormente impiegato il Nic della polizia penitenziaria e i magistrati della Procura per fare piena luce sul possibile coinvolgimento di altre persone». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino