Violenza sulle donne, la sfida degli studenti

Tra i protagonisti i musicisti dell'orchestra del liceo musicale Carafa-Giustiniani di Cerreto Sannita

La panchina rossa simbolo dell'iniziativa
«Convincendomi a pensare che io avevo torto e tu ragione» canta Fiorella Mannoia in Nessuna conseguenza. È proprio sulle note della canzone eseguita...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Convincendomi a pensare che io avevo torto e tu ragione» canta Fiorella Mannoia in Nessuna conseguenza. È proprio sulle note della canzone eseguita dall'orchestra del liceo musicale Carafa-Giustiniani di Cerreto Sannita che si è aperto l'incontro «Libera dalla violenza». «Uscire dalla violenza si può, è una scelta» ha esordito la dirigente scolastica, Giovanna Caraccio, che ha voluto questo appuntamento perché è proprio dalla scuola che deve partire un «messaggio di speranza». «Siamo una comunità educante ha ricordato e quelli che piantiamo con passione sono semi. Oggi (ieri, ndr), vogliamo dare il nostro contributo e sradicare il seme della violenza». Per oltre due ore gli studenti con loro anche il comandante della Compagnia dei carabinieri Francesco Altieri si sono fermati ad ascoltare e a discutere di parità di genere, autodeterminazione e violenza sulle donne. Il tutto condito dall'installazione, dinanzi a uno degli ingressi dell'istituto, di una panchina rossa in ricordo delle vittime di femminicidi e violenze. Un fenomeno che non risparmia neppure il Sannio come sottolineato dall'assessora comunale di Cerreto Sannita Claudia Meglio. «Non è un paese tranquillo e a chi me lo chiede rispondo che delle violenza sulle donne forse ne parliamo poco».


A prendere la parola anche se in streaming anche Mirella Scala, dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale che ha ribadito che occorre liberarsi da alcuni stereotipi come quello del principe azzurro e che occorre isolare i «rapporti tossici» e «accompagnarli con forme di cura» educando al «rispetto e alla reciprocità nelle relazioni». Il silenzio più profondo è sceso quando a portare la sua testimonianza di donna è stata Antonella (nome di fantasia) 45enne sannita che ha avuto il coraggio di ribellarsi e denunciare i maltrattamenti subiti tra le mura domestiche e che nella Casa delle donne di Sant'Agata de' Goti, che dal 2019 ad oggi ha accolto 32 donne e 42 minori, ha trovato protezione e accoglienza.

«Ho detto basta quando ho capito che la gelosia ha raccontato era diventa ossessione con un crescendo di maltrattamenti psicologici e fisici. Sono scappata di casa insieme ai miei figli senza prendere nulla. L'ho fatto per me e per loro. Stare ancora lì significava accettare cose poco umane. Il processo è appena cominciato e i tempi lunghi della giustizia in questo caso sono l'unica nota dolente». «Questa testimonianza ha sottolineato Fabiola Filippelli, psicologa della Casa delle Donne non è spettacolarizzazione della violenza. Al contrario, abbiamo voluto raccontarla qui perché partire dalle scuole è fondamentale per educare a relazioni sane e sensibilizzare alla parità di genere e al rispetto. Dobbiamo imparare tutti a declinare maschile e femminile allo stesso modo o ci ritroveremo sempre chi penserà che le donne sono di sua proprietà».


All'incontro è intervenuto anche il vescovo della Diocesi di Cerreto, Giuseppe Mazzafaro: «Ragazzi dovete crescere sia con la cultura dei libri ha detto rivolgendosi agli studenti - sia con quella della vita. Riconoscere i mali della società, aiutare a trasformare le scelte cattive in buone, imparare a dire mi interessa, significa prendere consapevolezza che non possiamo accettare nessun tipo di violenza. Impariamo il diritto alla diseguaglianza, quello che ci fa capire che siamo tutti diversi ma nessuno è migliore dell'altro. Ci salva l'essere comunità, dove ognuno è attento all'altro». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino