Alcol, l'estate del rischio

Alcol, l'estate del rischio
Da 25 anni il chirurgo Walter Santaniello lavora al Cardarelli, nel centro trapianti di fegato, unico riferimento in Campania. Ha assistito in sala operatoria al primo intervento,...

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Da 25 anni il chirurgo Walter Santaniello lavora al Cardarelli, nel centro trapianti di fegato, unico riferimento in Campania. Ha assistito in sala operatoria al primo intervento, salvavita per un ergastolano, e anche all'ultimo, appena qualche giorno fa, necessario per un malato di cancro. In mezzo, altre 821 operazioni e storie drammatiche e, tra queste, problemi evitabili che lo hanno portato a spostarsi per una notte dall'ospedale ai baretti di Chiaia, nelle strade della movida, per parlare direttamente con i ragazzi.


L'estate, come si sa, è la stagione delle feste ad alta gradazione. Secondo i dati Istat, è in aumento il consumo di vino tra i giovani dai 18 a 24 anni. Già dall'età di 11 anni aperitivi, amari e cocktail sono richiesti da 4 o 5 italiani su 10, soprattutto dagli uomini, ma anche dalle donne con un più alto titolo di studio. Il record si registra nel Nord-est. E, tra i teenager, è diffusa l'abitudine di consumare più bevande a stomaco vuoto, almeno una volta a settimana. «Un comportamento potenzialmente a rischio», avverte il rapporto pubblicato dal ministero della salute a proposito del binge drinking. L'Istituto superiore di sanità ha un osservatorio sul fenomeno e certifica che gli uomini non dovrebbero bere più di 2-3 bicchieri al giorno, le donne non oltre 1-2. Un limite violato da 8,6 milioni di persone. Più a rischio di tutti sono, però, i 16enni e 17enni: la metà dei ragazzi e una ragazza su quattro. Si registrano, inoltre, 1.174 decessi all'anno provocati all'alcol, cui vanno aggiunti quelli causati dagli incidenti stradali. E sono 56.773 i ricoveri collegati, in prevalenza a malattie epatiche croniche.


«Con oltre duemila casi all'anno, la Campania è al primo posto in Italia per mortalità dovuta a cirrosi e tumore primitivo del fegato, stadi terminali di queste patologie», spiega il direttore dell'epatologia del Cardarelli, Giovanni Di Costanzo, che avverte: «Chi ha l'epatite deve assolutamente evitare birra, vino e liquori». Chiarisce: «Le donne sono più esposte al danno da alcolici perché ne tollerano una minore quantità». Una recente ricerca su Lancet, che ha analizzato lo stato di salute di quasi 600 mila bevitori di 19 paesi, segnala che anche consumi al di sotto la soglia raccomandata comportano un «aumento significativo» del rischio di ammalarsi. Inoltre, solo se diagnosticato in fase iniziale, un tumore può essere curato con diverse terapie e, in casi selezionati, con il trapianto di fegato. Dei 1650 campani operati, 1150 sono seguiti al Cardarelli, dove si utilizzano anche organi di ultraottantenni per colmare la carenza di donatori. «Un gesto dal valore inestimabile: ero un malato terminale, ma non mi sentivo tale, perché tutto lo staff mi dava sempre una speranza. Per l'intervento, mi ha telefonato il dottore Alfonso Galeota Lanza e, dopo sei mesi, ho ripreso a lavorare meglio di prima. Oggi apprezzo di più il valore ai rapporti umani», racconta l'ingegnere Alfonso Apicella, 57 anni, colpito da una patologia rara genetica. L'attività chirurgica è comunque in ripresa (56 trapianti nel 2017, anziché i 42 nel 2016) e Santaniello, al momento direttore del centro, è orgoglioso di aver stretto i rapporti con le altre strutture specialistiche: «Fare rete aiuta e qui la visita per l'inserimento in lista viene garantita in 7 giorni. Ma è fondamentale la prevenzione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino