Bagnoli e il neofeudalesimo dei quartieri napoletani

Bagnoli e il neofeudalesimo dei quartieri napoletani
Aleggia da tempo nei quartieri di Napoli un'atmosfera da neofeudalesimo. Niente a che vedere con vassalli e valvassori, ma piuttosto con una voglia di alzare recinti, di...

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Aleggia da tempo nei quartieri di Napoli un'atmosfera da neofeudalesimo. Niente a che vedere con vassalli e valvassori, ma piuttosto con una voglia di alzare recinti, di chiudersi in un'identità posticcia, auto(in)sufficiente, separata dal resto della metropoli. Altro che le famigerate due città, miseria e nobiltà, centro e periferia, alto e basso e tutte le altre dicotomie che riuscite a tirar fuori. Ogni quartiere vuole fare storia a sé, rivendicare un proprio futuro. E' giusto naturalmente pretendere giorni migliori, ma Napoli e ogni parte di Napoli è di tutti i napoletani, anzi è di tutto il mondo.


Purtroppo, in tempi di secessionismo, attecchiscono anche i separatismi endogeni. Ogni rione decide per sé. Un primo sentore, anche forte, si ebbe qualche anno fa, quando al Vomero si scatenarono le proteste contro le masse di giovani che da Piscinola e Scampia arrivavano in collina grazie alla nuova linea del metrò. Si sostenne che i ragazzi della periferia nord guastassero la serenità del quartiere piccolo borghese con furti e risse, come se i figli dei residenti fossero indenni da qualsiasi istinto violento.  

Ora, invece, si ragiona del futuro di Bagnoli. Se ne ragiona da vent'anni, a onor del vero, e senza esito. Le voci di dentro del martoriato quartiere, almeno quelle radicali, non più attratte dalle sirene dell'Italsider ma da quelle di un inconsapevole succedaneo di leghismo stradaiolo, chiedono e vorrebbero imporre una sorta di esclusiva sulle scelte per Coroglio e dintorni. Come se fosse una faccenda solo loro.


E' legittimo pretendere un piano sano e rapido per la rinascita di Bagnoli. E' ancora più legittimo pretenderlo con forza dopo anni di disastri ambientali e di sprechi di denaro pubblico. Ma è irragionevole non confrontarsi con l'esterno. Se prevalesse questo principio cosa accadrebbe, per esempio, di via Partenope? La chiusura alle auto del Lungomare, all'inizio, è stata molto avversata da un'ampia parte della popolazione di Chiaia perché rendeva complicata la viabilità. La polemica lentamente si è allentata, ma cova sotterranea. Se gli abitanti di Chiaia pretendessero di possedere un diritto più forte, addirittura determinante, di quello degli altri sul presente e sul futuro del proprio rione potrebbe anche accadere di ritornare a un terribile passato fatto di auto in tripla fila davanti alle pizzerie. Il Lungomare è di tutti non solo degli abitanti di Chiaia si gridava e si grida. E' vero, verissimo. Ma pure Bagnoli è di tutti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino