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Di madre in figlia. Alla ricerca dei geni che causano il cancro e possono essere trasmessi da una generazione all'altra. Per individuarli, e fare in modo che la storia tragica non si ripeta, basta un semplice test, da due anni eseguito all'istituto Pascale di Napoli. E i risultati, per la prima volta presentati al congresso europeo di oncologia, parlano chiaro: lo screening è fondamentale per intervenire in tempo. Per evitare, cioè, che la «mala-eredità» aggiunga dolore su dolore, che porti a nuovi casi di neoplasia in famiglia. E, anche se questo accade, la diagnosi precoce permette di alzare molto le probabilità di guarigione.
«Esaminando il sangue, è possibile individuare le varianti patogenetiche dei geni BRCA1 e BRCA2 prima che si sviluppi la malattia», dice Matilde Pensabene, la ricercatrice che ha seguito le 796 pazienti affette da tumore della mammella o dell'ovaio coinvolte nell'indagine che ha portato a effettuare 355 esami.
«Le facilitazioni non sono ancora garantite, però, in tutte le regioni, nonostante siano previste per legge», sottolinea Pensabene. Al lavoro assieme a una équipe multidisciplinare composta da medici e psicologi, l'esperta conclude, allargando il campo di azione: il pericolo non riguarda esclusivamente le donne. «Anche gli uomini possono essere portatori di una mutazione nei geni BRCA1/2 e devono eseguire controlli periodici», avverte. E le donne, anche senza familiarità con il cancro al seno o all'ovaio, sono chiamate a partecipare agli screening anti-cancro già predisposti e gratuiti.
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