Compagni di scuola 

Compagni di scuola 
Beppe Severgnini scrive “email a una professoressa”, per La Lettura, e Don Milani diventa una nota a margine. Tanto la sua “Lettera a una professoressa” era un testo-mondo...

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Beppe Severgnini scrive “email a una professoressa”, per La Lettura, e Don Milani diventa una nota a margine. Tanto la sua “Lettera a una professoressa” era un testo-mondo – che Alex Langer traduceva in tedesco per trasmettere la speranza d’un insegnamento diverso: uno sguardo non dalla cattedra non dall’ultimo banco ma da fuori, proprio oltre il cortile –, quanto l’email di Severgnini è un regolamento di conti col proprio tempo passato a scuola, ricordando il suo inglese già magnifico (deve essere una perversione non avrà mai sentito Battiato). Avessero chiesto di scriverla a Marco Lodoli, a Eraldo Affinati, avessero ricordato Sandro Onofri, no, scrive Beppe Severgnini e ne viene fuori l’album scolastico di un secchione con molta nostalgia per le sue insegnanti. Risultato? Altre mail nostalgiche tipo “Compagni di scuola” di Verdone. È la differenza che passa tra termometro e abbraccio. Le parole, di Don Milani, supportate da fatti, divenivano abbracci, quelle di Severgnini sono ricordi, quindi misurazione della temperatura. Don Milani sapeva che si poteva occupare di un numero limitato di anime, Severgnini ha un ego sconfinato, e così la foto del priore di Barbiana lentamente muore sul muro delle scuole che hanno il crocifisso.

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Il Mattino