Quanto resta indefinito il tempo post-Covid

A Napoli, con la mascherina, prima di entrare in un negozio (NewfotoSud, Renato Esposito)
«Studio sul virus: in Campania azzeramento casi il 3 giugno» (Il Mattino.it, 18.05.2020, ore 18.55) *** Ora che...

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«Studio sul virus: in Campania azzeramento casi il 3 giugno» (Il Mattino.it, 18.05.2020, ore 18.55)

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Ora che anche il 18 maggio è arrivato e passato, possiamo entrare in un negozio, e tagliarci pure i capelli, e prendere il caffè al bar e andare al ristorante, ma a distanza e con la mascherina. E' la (nuova) ripartenza, ma quasi quasi rischiamo di dimenticare  che, finalmente e meno male, c'è stata la prima volta che siamo sotto i 100 decessi al giorno. Prima c'era stata la "fase 2" del 4 maggio, e pure l'ignobile ressa e riffa italica delle mascherine, e ricordate le autocertificazioni a gogò? Prima ancora eravamo tutti immersi nel lockdown più ferreo, e il Primo Maggio e la Liberazione, e Pasqua, e ancor prima il terribile mese di marzo, il bollettino triste delle 6 del pomeriggio, i morti a migliaia, le bare stipate dentro i camion dei soldati, i contagi che aumentavano senza limiti, le zone rosse e gli ospedali da campo, tutti chiusi in casa, tra pizze, cori, terrore ma anche insofferenza, a difendersi da un nemico nuovo, sconosciuto e invisibile.
Ora che tutto questo è un po' alle spalle - ma il Covid  è ancora qui tra noi, che viaggia lento, lento e resiste - ogni considerazione su date, tempo e fatti che sono, e che verranno, avviene come sotto l'effetto di uno stordimento perdurante.

Succede così anche ora che apprendiamo del nuovo studio dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che ci annuncia come le Regioni saranno fuori dal Covid-19 (contagio zero) secondo una griglia gradata. Alla Campania, che lo stesso Osservatorio lo scorso 17 aprile stimava «liberata» il 9 maggio, assegna ora un'altra data per «quota zero», il 3 giugno. Ce lo auguriamo, atteso che per quel giorno, non essendovi un vaccino o una cura risolutiva, faremo probabilmente ancora i conti con piccoli numeri di contagi, ad ogni latitudine, almeno ci si augura ad una cifra.

Numeri e scadenze che hanno contraddistinto questa nostra esistenza all'epoca del coronavirus le abbiamo come stampate in mente e, al tempo stesso, non  le ricordiamo più nitidamente, in una melassa indistinta e pastosa di dati, informazioni, cifre, ordinanze, chiarimenti, Dpcm, bollettini che hanno riempito le memorie, fiaccato le aspettative, alimentato le speranze. E' che non ci possiamo appellare, in questa maledetta vicenda, a certezze assolute. Perché non vi sono.

Ora che il Paese, chi più al Nord chi meno al Sud ma l'Italia è sempre una, ha pagato uno scotto pesantissimo in termini di vite umane e di ammalati, per tutti con conseguenze economiche pesantissime e di negato sviluppo del Paese, dovremmo convincerci che il modo migliore per andare avanti, in questa e poi dopo, è farlo con volontà e coraggio, ma senza derogare agli insegnamenti e alle certezze che abbiamo acquisito dalla scienza. Pensare di scavallare ogni scadenza con disinvoltura che tracima nell'incoscienza significa non aver imparato nulla e, tragicamente, non considerare il possibile ritorno del dramma.

Proviamo, allora, a non perderci cercando una piena risoluzione umana in una vicenda che sfugge ai normali canoni, tanto è nuova, infida e pericolosa. Inutile fare i conti e dolersi nei confronti di un tempo dentro il quale chi ha potuto è sopravvissuto ed è ora atteso da una ripresa complicata, rischiosa, incerta. Proviamo a ripartire, magari, con un minimo di ottimismo e prospettiva, consapevoli che questo tempo strano, dentro il quale ci è dato da vivere, è molto più largo, avvolgente, indistinto di quello che vorremmo e cerchiamo,ostinatamente, di definire.    
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«Che cos'è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più»​ (Sant'Agostino, Confessioni)
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Il Mattino