Cronache della fine

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Il salone del libro si sdoppia: uno a Torino e uno a Milano, come se la divisione potesse invertire l’assenza culturale o dare una nuova possibilità a una fiera che non è mai diventata quella di Francoforte. Andrea Camilleri ha scritto 45 libri e tutti sono stati i più venduti dell’anno. Avete scoperto chi è Elena Ferrante; avete scoperto che il romanzone – inteso come voluminoso racconto – è la briscola alta dell’ultima mano editoriale prima della fine; tanto che il libro migliore dell’anno, per questa rubrica, è un libro minuscolo che ha lasciato fuori il superfluo e messo nelle pagine tutta l’ironia possibile, che nasce dalla vera letteratura e che scavalca la fiction: il “Piccolo Dizionario delle malattie letterarie” (italosvevo) di Marco Rossari. Per il resto nessuna novità: la maggior parte degli scrittori italiani scrive in una lingua in saldo, priva di realismo come le storie che vengono raccontate. Se si esclude la venuta del marziano di Flaiano, nel mondo della cultura, non è successo niente di rilevante nemmeno quest’anno.
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Il Mattino