La vittoria di Davide Civitiello al contest #pizzaunesco è stata la vittoria di una Napoli giovane, che si sacrifica, che si aggiorna girando il mondo, che è capace...
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La selezione al concorso indetto dal sito www.mysocialrecipe.com è stata dura: oltre 140 pizze, alla fine solo dieci sono arrivate in finale dai giurati che hanno fatto una prima scrematura leggendo la composizione e osservando le foto.
Della giuria facevano parte professionisti come Giorgio Calabrese, noto volto televisivo, la giornalista Eleonora Cozzella dell'Espresso Food&Wine, l'artista napoletano Lello Esposito, il giornalista americano Scott Wienier, Allan Bay, firma gastronomica del Corriere della Sera. Presidente Tommaso Esposito.
Nessuno degli organizzatori, e tanto meno dei tre sponsor, ha partecipato ai lavori.
E' seguita una bella sfida live tenuta al Molino Caputo alla presenza della giuria (assenti Calabrese a Bruxelles e Wienier a New York).
All'unanimità è stata scelta la pizza di Davide Civitiello.
Naturalmente, come si dice, un vincitore mille scontenti. Ci sta chi capisce che congratulandosi si riesce a fare sistema, e chi, la Napoli peggiore, urla al complotto, ovviamente senza prove, perché non abituata a pensare che qualcuno possa essere semplicemente più bravo o più brillante in una prova.
In una società animale dominano invidia e gelosia avverso le quali non esiste ragione o prova.
In una società evoluta commercialmente si capisce che non è importante arrivare primi, ma partecipare, fare massa in un contesto di grande competizione territoriale. Complimentarsi con il vincitore perché magari la prossima volta puoi essere tu.
La lezione di Davide Civitiello è quella di un ragazzo del popolo che impara un mestiere e lo sa fare meglio di tanti altri. Che è esercitato, nel fare parte di una squadra, a lavorare in gruppo e a fare competizioni.
La sua pizza pomodorosa, studiata con lo chef di Rossopomodoro Antonio Sorrentino, riflette meglio il tema del contest, che è quello del territorio valorizzato dall'arte dei pizzaioli candidati all'Unesco.
Studio, fare squadra, voglia di partecipare e umitlà. Questa è stata la ricetta vincente. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino