Il dono in ospedale oltre le feste

Il dono in ospedale oltre le feste
C'è un dono che non si può comprare. Che si può aspettare per giorni o anni e non arrivare mai. Che lega l'uno all'altro perfetti sconosciuti e...

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C'è un dono che non si può comprare. Che si può aspettare per giorni o anni e non arrivare mai. Che lega l'uno all'altro perfetti sconosciuti e dà un senso alle cose e a tutto. In alcuni casi, spinge l'intera famiglia verso la ricerca di un volto, un nome, un dettaglio. E fa comunità, crea una comunità di affetti perché la sofferenza provoca il bene. Al Monaldi, ad esempio. L'ospedale è casa accogliente per bimbi e ragazzi in attesa di un cuore nuovo. Per loro, e per i loro genitori, funziona un reparto dedicato che assomiglia a un acquario e ha le pareti con pesci e tartarughe dipinti come al Mayer di Firenze: è lì, insieme, che piccoli pazienti, madri e padri e operatori sanitari hanno progettato una iniziativa speciale durante le feste di Natale appena archiviate. Hanno organizzato la «Settimana del dono», incontri e spettacolo per coinvolgere la città nella campagna di sensibilizzazione promossa in collaborazione con il Centro regionale trapianti, l'associazione Donare è Vita e Cardiomiopatie e malattie rare onlus. 


Dice il direttore Antonio Corcione: «L'attenzione è in aumento, 583446 le dichiarazioni di volontà registrate nella regione. Ma il cambiamento deve essere culturale per ridurre il numero di opposizioni a un gesto di amore incondizionato». Negli ultimi due anni, il professionista ha creato una rete anche per il midollo osseo e rafforzato i percorsi post-operatori. Certifica: «Sono 33 trapianti di fegato effettuati al Cardarelli, con sopravvivenza al 93 per cento nel 2019. Ciò significa aver alzato la qualità dell'assistenza. Cinquanta, invece, i trapianti di rene tra il Policlinco Federico II e il Ruggi di Salerno, con risultati migliori in Italia. Quindici i trapianti di cuore, il 90 per cento delle volte con esito positivo». E tanto altro resta da fare. Andrea Petraio, che è responsabile dell'unità Assistenza meccanica al circolo e dei trapianti negli adolescenti, il punto di riferimento, spiega: «Aprire le porte del reparto significa anche far vedere cosa significa ritornare alla vita grazie a un trapianto, regalare speranza».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino