Federico Caffè: corridore solitario

Federico Caffè: corridore solitario
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Trent’anni fa, il 15 aprile del 1987, l’economista Federico Caffè scomparve. Lo cercarono in tanti, oltre le forze dell’ordine, perché era un maestro prima che un grande scienziato votato completamente all’insegnamento. Qualche anno dopo Ermanno Rea scrisse un libro definitivo sulla storia del professore: “L’ultima lezione” (Einaudi), mettendosi in scia con Leonardo Sciascia che ricostruì “La scomparsa di Majorana” del fisico Ettore e Corrado Stajano che dopo aver raccontato l’anarchico Serantini si dedicò a “Un eroe borghese. Il caso dell'avvocato Giorgio Ambrosoli assassinato dalla mafia politica”. Il loro è un genere difficile da praticare oggi, che chiede un gran lavoro di ricostruzione e una grande scrittura: capace di andare oltre i tempi morti delle ricerche. Rea scrisse un libro che è ancora vivo, seguendo quello che Caffè disse a Valentino Parlato commentando la morte del suo allievo Ezio Tarantelli ad opera delle BR: “L’utopia non è altro che l’affermazione di una civiltà possibile contro le strettoie del presente”.
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Il Mattino