Fuoco all’anima

Fuoco all’anima
Le conversazioni (scritte) non esistono più, perché nulla si può dire, e gli scrittori sono più attenti a compiacere che a pensare – il pensiero...

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Le conversazioni (scritte) non esistono più, perché nulla si può dire, e gli scrittori sono più attenti a compiacere che a pensare – il pensiero è il vero dramma collettivo –. Ma ritrovarsi tra le mani la nuova edizione di “Fuoco all’anima” (Adelphi), le conversazioni di Leonardo Sciascia con Domenico Porzio: è una delle forme supreme della felicità come diceva Borges leggendo Stevenson. Porzio fu critico, giornalista, traduttore e poeta, e abilissimo nell’approfondire i pensieri e la vita di Montale, Picasso, Borges e – appunto – Sciascia: con facilità riesce a fargli toccare i grandi temi, solo con lui parlerà del suicidio del fratello, riconoscendo il togliersi la vita come l’unico grande problema filosofico. Porzio sa restituire la voce di Sciascia, man mano che si consumano le conversazioni – alla fine degli anni Ottanta, poi usciranno la prima volta nel 1992 –, e leggendole si ricompone la costellazione sciasciana, di dubbi e storie, libertà e ricerca, ironia e raffinatezza letteraria. Porzio ha letto a fondo Sciascia: sa dove pescare, e lo scrittore non dovendo temere cadute di superficialità, parla liberamente. Il risultato è una febbre sciasciana che tira giù dagli scaffali i suoi libri, un fuoco dell’anima che interrompe la noia.

 

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Il Mattino