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«Uccisa in Iran Hadis Najafi, simbolo delle proteste» (Ansa, 25.09.2022, ore 13.22)
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Saman Abbas strangolata, chiusa in un sacco e gettata nel Po dal padre che doveva difendere il proprio onore, “offeso” dalla foto di un innocentissimo bacio della figlia con il fidanzato. Una fotografia postata sui social dalla diciottenne ragazza pakistana che viveva con la famiglia in Italia, ma che era stata promessa in sposa ad un parente. Hadis Najafi, ventenne, simbolo della protesta iraniana, uccisa dalle forze di sicurezza (!) con sei proiettili alla testa a Karaj, mentre guidava una manifestazione in cui, senza velo, protestava per la morte della connazionale Mahsa, morta dopo l'arresto per non aver rispettato la legge islamica sulla copertura del volto.
L'orrore risvegliato dalle intercettazioni con le rivelazioni sulla fine di Saman, uccisa dalla sua stessa famiglia che non si rassegnava alla libertà, alla normalità che la giovane conquistava, giorno dopo giorno, nel nostro Paese.
Accade solo ad altre latitudini? Per ataviche usanze, inculcate da religioni e imposte da leggi? In Afghanistan il ritorno dei talebani, giusto un anno fa, ha fatto ripiombare drammaticamente indietro la condizione della donna. Tutto ormai lontano dai riflettori, spenti dopo la fuga degli occidentali: lì si consuma la sistematica emarginazione e mortificazione delle donne che, finalmente, avevano iniziato a conquistare pezzi di libertà.
Eppure, in un mondo globalizzato, dilaniato da nuovi conflitti persino in Europa, ma ora indiscutibilmente più “piccolo”, e che la Rete racchiude in un clic, c'è una cosa che non può fermarsi da nessuna parte: sono le lancette dell'orologio. Il tempo passa, non si può fermare, il tempo si riempie di contenuti, fatti, cambiamenti, aspirazioni ma, soprattutto, dell'auspicio di miglioramenti. Di libertà. Ce ne saranno altre, di orride notizie. Dovremo raccontarle, leggerle, viverle. Soffrirne. Indignarci. Ma nessuno, con la violenza, può fermare il tempo che passa.
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«Preferisco essere una ribelle, che una schiava» (Emmeline Pankhurst)
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Il Mattino