La civiltà gradevole

La civiltà gradevole
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Per fine anno i giornali hanno pubblicato le classifiche delle classifiche dei libri più venduti, senza però fare un bilancio del contenuto, c’era solo il compiacimento per le vendite. Il problema non è tanto l’equazione libro-semplice/vendite o personaggio noto/vendite, il problema è che a scorrere quelle classifiche si nota come l’anima di tutti i libri sia quella che per brevità chiamo: “gradevolezza”, che è diventata l’anima dell’editoria, mutuandosi direttamente dalla tv. Un mostro gentile che abita tutto, ormai. Mentre nel cinema può capitare che un film non gradevole – quindi che non rispetti i canoni Disney o la correttezza linguistica dei telegiornali – scali le classifiche, con i libri è praticamente impossibile, perché ormai si è creato un pubblico liofilizzato che si spaventa davanti a un libro che sovverte la realtà e le regole del racconto, che prova a spostare i punti di vista e le ragioni acquisite, che non abbia personaggi banali o che rifletta la complessità del mondo. La prova massima del degrado è che nessuna delle classifiche ha un libro sul futuro, vero assente nella narrativa – soprattutto italiana –.
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Il Mattino