La sedia di Bukowski

La sedia di Bukowski
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«Chiamo questo luogo una “bolla di miracolo”» dice Alessandro Baricco presentando la nuova Scuola Holden. Aule disegnate da Dante Ferretti e Renzo Piano, banchi che traggono ispirazione dalle chiese anglicane, Ipad per tutti, e poi lo spazio museo General Store, «Qui insegniamo che lo straordinario esiste». E per farlo tutti i corsi sono in inglese. «Insegniamo mestieri che danno occupazione. Reale. Per questo abbiamo aggiunto i corsi di Cross Media, Real World, Series». Io non lo so se questo è il modo di combattere i barbari, di assecondarli o se il barbaro è Baricco, quello che so è che leggendo questa intervista, mi cala automaticamente il mondo che è stato la mia scuola: i romanzi russi, e con loro una frase di Puškin: «Descrivi, e non fare il furbo», e dopo mi cala l’altro mondo che è stata la mia scuola successiva, i romanzi americani, e Charles Bukowski: «per scrivere servono due cose: una macchina da scrivere, e una sedia. Delle volte è difficile trovare la sedia». 

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Il Mattino