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Una strada può essere contesto, enigma, soluzione, ma anche pretesto, Via Gradoli è diventata storia, e Antonio Iovane ne ha fatto un libro: “La seduta spiritica” (minimum fax). È un libro piccolo, breve, che come quasi tutti i libri piccoli e brevi contiene grandi verità, mangiandosi un centinaio di gialli nostrani. Iovane ha letto Leonardo Sciascia e se ne serve: mette insieme pezzi, monta e smonta ricordi, e infila fatti su uno dei più grandi misteri della nostra Repubblica: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, di cui sappiamo molto ma sempre poco. Con un piede nel molto e uno nel poco c’è la storia della seduta spiritica tenuta da alcuni professori cattolici – tra questi Romano Prodi – che, interrogando Don Sturzo e La Pira, tirarono fuori: “Gradoli”, “cantina”, “Viterbo”, “VT” e “Bolsena”, andando oltre Bartezzaghi e finendo dalle parti di Sciascia ed Ellroy. Con leggerezza e ironia e senza perdere pietas, Iovane, ripassa le dichiarazioni in Commissione, risente i protagonisti, rilegge giornali, ascolta nastri e voci dimenticate, finendo per punteggiare – lateralmente – una grande parte delle trame italiane: dalla politica internazionale al terrorismo passando per le mafie.
Il Mattino