Nella puntuale ricostruzione dei rapporti tra Lavezzi e il figlio del boss Lo Russo fatta dal pm della Dda Parascandolo dinnanzi all'Antimafia c'è un passaggio...
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La ripropongo:
«Scrivo questa lettera ai tifosi che mi sono sempre stati vicino e che mi hanno dimostrato anche domenica il loro affetto. È un momento difficile e spero che presto la situazione si chiarisca tanto per voi quanto per me. L’unica cosa certa è che un giorno non ci saranno più nè Lavezzi nè Marino, ma resterà soltanto questa grande squadra e questa immensa città semplicemente perché il Napoli non è di nessuno, rappresenta la sintesi del sentimento della dignità dei suoi tifosi. Oggi io devo soltanto scegliere tra la dignità e la mancanza di rispetto fedele alla educazione ricevuta scelgo senza dubbio la dignità».
La questione di dignità era, come si può intuire, una questione di denaro. La situazione si è chiarita negli anni successivi. Quando Lo Russo, dopo aver frequentato il bordocampo del San Paolo (ma chi ne aveva indicato il nome alla ditta che curava la manutenzione del campo? Un cliente illustre estraneo al club o un calciatore azzurro?), ha parlato alla dottoressa Parascandolo dei suoi rapporti con Lavezzi. In calce a quegli striscioni, a quelle manifestazioni di affetto, c'era una firma inquietante. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino