Nàpoli, quando il pregiudizio trasforma il nome di una città in lemma dispregiativo

Nàpoli, quando il pregiudizio trasforma il nome di una città in lemma dispregiativo
Come, non gesticoli? Non mi sembri proprio un napoletano. Come, non urli, ma non sei di Napoli? Attenti alle tasche, ci sono dei napoletani. Quante volte, in tanti, si è stati...

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Come, non gesticoli? Non mi sembri proprio un napoletano. Come, non urli, ma non sei di Napoli? Attenti alle tasche, ci sono dei napoletani. Quante volte, in tanti, si è stati costretti ad ascoltare queste sciocchezze, figlie di pregiudizi datati nel tempo. Napoli e i napoletani, campionari di luoghi comuni e  pregiudizi.


Al nord, e non è un'invenzione, in ambienti soprattutto culturalmente non elevati, per indicare un tipo chiassoso e fastidioso, qualcuno dice "sei un Nàpoli", con tanto di accento sulla a.

Capita, allora, che prima il dizionario della Hoepli e poi la Treccani nella sua versione online recepiscano il termine dispregiativo e lo trasformino in lemma, senza prenderne le distanze. Come dei notai.

"Designazione e appellativo ingiurioso usato a designare i napoletani o più generalmente i meridionali". Firmato Treccani. Se ne accorgono in tanti. Tra i primi Angelo Forgione, che segnala l'improprio inserimento sul dizionario Hoepli. Il presidente del movimento neoborbonico, Gennaro De Crescenzo, invece, denuncia il bis stavolta della Treccani.

E la più celebre enciclopedia italiana cosa fa? Riconosce che il termine è offensivo, ma si scusa dicendo che in fondo anche "finocchio" può esserlo per i gay che, però, non si sono sentiti toccati dalla voce riportata dall'enciclopedia. Originale scusa: l'omosessualità, comunque la si pensi, è una scelta sessuale individuale che appartiene alla sfera del privato. Nàpoli è un'identità, una radice, la somma di storie e tradizioni. Denigrarle, in una massificazione negativa, significa denigrare l'intera cultura meridionale.

Come se non bastasse, poi, la Treccani spiega che anche la parola ebreo può risultare sgradita, tanto è vero che il redattore vi ha aggiunto che l'epiteto è ingiurioso, ma era diffuso in passato sulla base di pregiudizi riprorevoli e stereotipi. Un'aggiunta che non compare sul lemma Nàpoli, quasi fosse faticoso prendere le distanze dall'offesa.

Insomma, la Treccani si comporta da notaio: registra una cattiva abitudine, ma non le prende le distanze. E se, purtroppo, è vero che il pregiudizio è duro a morire, è anche vero che precisare come il lemma sia figlio di un luogo comune sembra sia altrettanto faticoso.


Un po' come Vesuvio pensaci tu, o i meridionali tutti camorristi. Insomma, sembra che, nel 2015, la battaglia per l'uguale dignità tra italiani sia ancora lunga. La specificità meridionale è anche questa: dover di continuo dimostrare che non si è quelli che, da 154 anni, qualcuno vuole dipingerci. Questione di termini e di impegno continuo nelle proprie attività. Ma anche di altro. Durezza nel gridare contro i pregiudizi, altrettanta durezza nel non piangersi addosso e andare avanti con dignità e rispetto di ogni regola.
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Il Mattino