Nàpoli, quando il pregiudizio trasforma il nome di una città in lemma dispregiativo

Venerdì 30 Gennaio 2015, 12:14
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Come, non gesticoli? Non mi sembri proprio un napoletano. Come, non urli, ma non sei di Napoli? Attenti alle tasche, ci sono dei napoletani. Quante volte, in tanti, si è stati costretti ad ascoltare queste sciocchezze, figlie di pregiudizi datati nel tempo. Napoli e i napoletani, campionari di luoghi comuni e  pregiudizi.

Al nord, e non è un'invenzione, in ambienti soprattutto culturalmente non elevati, per indicare un tipo chiassoso e fastidioso, qualcuno dice "sei un Nàpoli", con tanto di accento sulla a.

Capita, allora, che prima il dizionario della Hoepli e poi la Treccani nella sua versione online recepiscano il termine dispregiativo e lo trasformino in lemma, senza prenderne le distanze. Come dei notai.

"Designazione e appellativo ingiurioso usato a designare i napoletani o più generalmente i meridionali". Firmato Treccani. Se ne accorgono in tanti. Tra i primi Angelo Forgione, che segnala l'improprio inserimento sul dizionario Hoepli. Il presidente del movimento neoborbonico, Gennaro De Crescenzo, invece, denuncia il bis stavolta della Treccani.

E la più celebre enciclopedia italiana cosa fa? Riconosce che il termine è offensivo, ma si scusa dicendo che in fondo anche "finocchio" può esserlo per i gay che, però, non si sono sentiti toccati dalla voce riportata dall'enciclopedia. Originale scusa: l'omosessualità, comunque la si pensi, è una scelta sessuale individuale che appartiene alla sfera del privato. Nàpoli è un'identità, una radice, la somma di storie e tradizioni. Denigrarle, in una massificazione negativa, significa denigrare l'intera cultura meridionale.

Come se non bastasse, poi, la Treccani spiega che anche la parola ebreo può risultare sgradita, tanto è vero che il redattore vi ha aggiunto che l'epiteto è ingiurioso, ma era diffuso in passato sulla base di pregiudizi riprorevoli e stereotipi. Un'aggiunta che non compare sul lemma Nàpoli, quasi fosse faticoso prendere le distanze dall'offesa.

Insomma, la Treccani si comporta da notaio: registra una cattiva abitudine, ma non le prende le distanze. E se, purtroppo, è vero che il pregiudizio è duro a morire, è anche vero che precisare come il lemma sia figlio di un luogo comune sembra sia altrettanto faticoso.

Un po' come Vesuvio pensaci tu, o i meridionali tutti camorristi. Insomma, sembra che, nel 2015, la battaglia per l'uguale dignità tra italiani sia ancora lunga. La specificità meridionale è anche questa: dover di continuo dimostrare che non si è quelli che, da 154 anni, qualcuno vuole dipingerci. Questione di termini e di impegno continuo nelle proprie attività. Ma anche di altro. Durezza nel gridare contro i pregiudizi, altrettanta durezza nel non piangersi addosso e andare avanti con dignità e rispetto di ogni regola.
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