Da mesi ormai Napoli è impacchettata. Tutta ponteggi e restauri. E' una Napoli temporaneamente negata, conseguenza, in gran parte, anche della tragica morte del...
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Così l'impatto è davvero inquietante. Sembra che al grande artista Christo sia stata commissionata la più imponente delle sue opere. Tra piazza del Plebiscito e piazza Trieste e Trento c'è un solo scorcio, fatto di tubi e teloni. E' impacchettato Palazzo Reale, è impacchettata la basilica di San Francesco di Paola, è impacchettata la Prefettura, è impacchettato il teatro San Carlo, è impacchettata la Galleria Umberto. E impacchettata persino la laurina fontana del Carciofo. Si salvano, per ora, solo il Comando Militare e la chiesa di San Ferdinando. Ma anche a via Toledo la passeggiata avviene tra molti cantieri. E l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo.
Ovviamente non è un bello spettacolo. Però, bisogna mettersi d'accordo. Perché coloro che si lamentano oggi della Napoli impacchetatta sono gli stessi che fino a qualche mese fa si dannavano perché a Napoli tutto se ne cadeva a pezzi e nessuno metteva mano a restauri e ristrutturazioni. Delle due l'una, quindi. Non si può fare il bastian contrario sempre e comunque.
C'è, però, un rischio. Ed è il solito. Bisogna ricordarlo per scongiurarlo. A Napoli si sa quando aprono i cantieri, ma non si sa mai quando si concludono i lavori. Pensate a Bagnoli, ma pure al dannato parco della Marinella a via Marina. E, anche qui, l'elenco sarebbe estenuante.
Va bene Napoli impacchetatta, ma che non diventi il solito pacco, ai danni dei cittadini.
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Il Mattino