Perché alcuni pizzaioli napoletani rinnegano Napoli a cui devono tutto?

Perché alcuni pizzaioli napoletani rinnegano Napoli a cui devono tutto?
Un direttore Rai adesso in pensione mi ha raccontato questo episodio: durante la diretta al Salone Terra Madre gli organizzarono una intervista ad un grande maestro giappone sul...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un direttore Rai adesso in pensione mi ha raccontato questo episodio: durante la diretta al Salone Terra Madre gli organizzarono una intervista ad un grande maestro giappone sul sashimi. Alla domanda, "come giudica il sashimi mediterraneo? " la sua reazione fu immediata: si alzò e se ne andò in diretta per il semplice motivo (gli spiegarono gli interpreti imbarazzati)  che per lui il sashimi era solo giapponese.

Sappiamo anche come molte comunità difendano loro cibi identitari: i francesi sopra gli altri, i piemontesi il loro Barolo, i toscani l'olio, eccetera eccetera.
Napoli invece si conferma città aperta: alcuni pizzaioli stanno rinnegando le loro origini e la loro storia secolare per ragioni commerciali che orecchiano parole come "integrale" e sputano nel piatto dove hanno mangiato. Alcuni, dopo aver raggiunto un po' di notorietà, dichiarano pubblicamente che non fanno pizza napoletana ma "la mia pizza" e, peggio mi sento, che la pizza napoletana è solo una delle pizze italiane.
Come dire che i tortellini di Bologna sono solo alcuni dei tortellini italiani perché magari a Nocera c'è un laboratorio di pasta fresca che si chiama la Casa del Tortellino.
Ora noi sappiamo che la storia e i dati sulle aperture dicono il contrario e che buoni pizzaioli sono all'opera con altri stili anche in altre regioni, ma da pochi anni, alcuni manco da dieci, e che spesso non usano forni da pizza perché non sanno farlo, ma elettrici da focacce. E che in un solo quartiere di Napoli ci sono più pizzerie di tutte queste focaccerie  in tutta Italia.
Queste aperture pubbliche in realtà rivelano una subalternità culturale di chi preferisce farsi colonizzare culturalmente pur di avere uno spot in un convegno o in un passaggio tv. Quella subalternità tipica di una cultura della sconfitta diffusa al Sud che ha sempre bisogno di qualcuno che parli altri dialetti, o meglio altre lingue, per essere accreditati.
Ve lo immaginate un francese che dice che lo Champagne è solo una delle bollicine in giro per il mondo?
Certo, tutto è possibile. Esaù si vendette per un piatto di lenticchie, oggi ci si vende per un like su Facebook. Meno proteine ma più visibilità.

Ecco, alcuni pizzaioli mi ricordano alcuni capi indiani che finirono nel circo di Buffalo Bill: da orgogliosi guerrieri a macchiette.
  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino