Poltrone numerate

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Quante volte ancora Domenico Starnone potrà usare lo stesso trucco narrativo? E Tiziano Scarpa venderci la storia del triste e candido Moresco? Perseguendo quelli che non ne colgono le messianiche virtù? Quante volte ancora potremo vedere Luis Sepulveda con i guantoni fare il canguro contro un potere che è suo? E Umberto Eco firmare appelli che difendono solo i suoi privilegi? Per quanto tempo ancora la cultura italiana e i suoi attori nasconderanno il loro pragmatismo, egoismo, alla Deng Xiao Ping, dietro l’idealismo e il romanticismo dei libri? Non sarebbe meglio presentarsi come esseri imperfetti, prede di errori e neghittosità, in un realismo che gioverebbe a un mondo cristallizzato? Ma la regola fondamentale del mondo culturale italiano recita: non è possibile correggerlo. In una gattopardesca variazione di editori rimane tutto come prima. Un consorzio editoriale che anche quando cambia assetto rimane immodificato. E sarà sempre l’improvvisazione dei nuovi a dare piccole speranze. 
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Il Mattino