Prilepin, pre- e post- Solgenitsin: surplace letterario

Prilepin, pre- e post- Solgenitsin: surplace letterario
Lo scrittore Zachar Prilepin è la prova che l’Europa sta trascurando la Russia, banalizzandola, usando canoni occidentali e non riuscendo a comprenderne appieno la...

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Lo scrittore Zachar Prilepin è la prova che l’Europa sta trascurando la Russia, banalizzandola, usando canoni occidentali e non riuscendo a comprenderne appieno la moltitudine culturale prima che geografica. Pochi giorni fa Gay Talese si lamentava della mancanza di un reale ritratto di Putin, misurando il vuoto e centrando il problema. I lettori europei hanno scoperto Limonov attraverso la trasfigurazione di Carrère, e prima di una operazione simile, passerà molto tempo, intanto si può leggere “Il Monastero” (Voland), di Prilepin, e scoprire un’altra Russia, letta attraverso le Solovki, isole di prigionia, ma prima ancora luogo d’esperimento. È un romanzo di ottocento pagine che non pesano, dove storia reale e finzione si annodano divenendo un'unica traccia di vita. C’è di tutto: cekisti e anticekisti, rivoluzionari e non, musulmani e ortodossi, che girano intorno alle vicende del recluso Artëm Gorjainov. Siamo contemporaneamente al pre- e post- Solgenitsin: una sorta di surplace letterario. Una anomalia piacevolissima. 
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Il Mattino