Ancora qualche giorno sui banchi. L'ultimo test prima delle vacanze, poi l'esame di maturità per 509.307 ragazzi in Italia, la selezione per 6.200 posti a Medicina,...
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Il futuro è un'ossessione per i genitori, ma i figli, incollati agli smartphone, sembrano disorientati o addirittura disinteressati. «E questo dipende, nella maggioranza delle situazioni, da un cattivo rapporto in famiglia (quando c'è), dalle incomprensioni con gli insegnanti e dalla mancanza di altri punti di riferimento», dice Santa Parrello, ricercatrice di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione alla Federico II, autrice di Scene dal futuro edito da FrancoAngeli, un libro utile agli addetti ai lavori (ma che può interessare anche agli altri) che mischia teoria e pratica, in particolare sintetizza le criticità evidenziate durante gli interventi sperimentali nelle periferie metropolitane con i ragazzi a rischio e i maestri di strada (progetto E-vai, con 300 minori).
Cosa fare, dunque? Come aiutare gli adolescenti nelle scelte? Spiega Parrello: «Ci sono due modi uguali e contrari per perdere di vita l'orizzonte». Uno è trasformare la promessa di un «mondo migliore» in minaccia di condizioni peggiori e spingere l'acceleratore sulla paura: «Questo comportamento è diffuso anche tra numerosi professori, schiacciati dalla percezione di un eccesso di responsabilità e dal conseguente senso di impotenza, fino a indossare la corazza del cinismo». L'altra strada senza via di uscita è caricare di attese i propri «cuccioli d'oro», ritenendoli dotati di talenti, naturalmente da valorizzare: «I genitori, che mostrano un continuo bisogno di approvazione e di amore, costruiscono una relazione affettiva che limita al massimo le frustrazioni ma contiene forti aspettative di successo». Addio al pater familias e alle divisioni di compiti con la madre: il mito di Edipo lascia il posto a quello di Narciso, che porta a una regressione permanente nei ruoli, a «inevitabili ferite nel profondo» e a un «pervasivo senso di vergogna». Parrello aggiunge: «Una difesa è la spavalderia, guardare cioè dall'alto in basso l'adulto, negando l'asimmetria». Così si spiega pure una maggiore aggressività, che significa un aumento di episodi di bullismo e cyberbullismo.
La tecnologia fa il resto: può diventare forme estreme di isolamento riscontrate negli hikikimori, reclusi davanti al pc e ai videogiochi, con un record di casi, un milione, in Giappone. «La rimozione di una prospettiva avviene soprattutto per timore di non riuscire: è il risultato di fragilità», insiste la psicologa. Ammettere la possibilità di una bocciatura, accettare di non essere «numeri primi» e recuperare, nel contempo, la «capacità di aspirare», spazi di creatività e critica oltre una condizione d'urgenza, è la cura al mal di vivere. Qui e ora. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino