"Quel che resta di noi" è il titolo dell'incontro che si terrà venerdì alle 18 al MANN. Un'occasione per riflettere sul dramma dei...
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Al dibattito parteciperanno l' anatomopatologa Cristina Cattaneo, direttrice del LABANOF, il laboratorio di antropologia e odontologia forense che lavora per restituire l’identità ai migranti, e non solo, a partire da tracce piccolissime; la scrittrice e giornalista Caterina Soffici scrittrice, autrice del romanzo "Nessuno può fermarmi" (Feltrinelli, 2017), ispirato al naufragio dell’Arandora Star, la nave inglese stipata di italiani internati dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini all’Inghilterra che provocò la morte di 446 persone e il fotografo Antonio Biasiucci che ai corpi dei migranti morti nel Mediterraneo ha dedicato la mostra "Molti". Alcune delle immagini di Biasiucci saranno proiettate in loop nel corso del dibattito fornendo un contrappunto visivo alle parole.
Ma cosa c'entra il Museo Archeologico con i migranti? ''Il MANN è molto vicino ai temi scottanti dell'attualità- spiega il direttore Paolo Giulierini - Si pensi ad esempio che presterà opere molto importanti per una mostra dedicata alla schiavitù nell'Impero Romano organizzata a Detroit. Se non vogliamo che i superstiti del Mediterraneo si trasformino in nuovi schiavi, li dobbiamo accogliere facendo ognuno la propria parte. Il MANN scegliendo come suo ambasciatore Erri De Luca e lavorando moltissimo nei progetti di integrazione sociale non si sottrae dal proprio compito. E Gennaro Carillo con Fuoriclassico chiude il cerchio di questa nostra 'apertura' al mondo".
'' Il tema 'Quel che resta di noi' è attinto alla tragedia classica: l’atto culturale della sepoltura, la restituzione di dignità e identità al corpo morto, il destino del nemico ucciso. L’occasione di riflessione è offerta dal dramma dei migranti annegati nel Mediterraneo, dalla prova di umanità alla quale i loro corpi – estranei, in tutti i sensi – ci chiamano'' sottolinea Carillo.
L'ingresso è libero e l'occasione è da non perdere.
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Il Mattino