L'evoluzione di Sanremo, senza vallette e con Maria

L'evoluzione di Sanremo, senza vallette e con Maria
Quest'anno niente vallette. Era ora. "Bastiamo io e la De Filippi" ha detto Carlo Conti, e come dargli torto. A Sanremo, e  forse non solo a Sanremo, Maria non...

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Quest'anno niente vallette. Era ora. "Bastiamo io e la De Filippi" ha detto Carlo Conti, e come dargli torto. A Sanremo, e  forse non solo a Sanremo, Maria non condivide il palco con nessuno. Non per caso la chiamano "la sanguinaria". Co-conduttori, dunque, e vediamo chi ruberà la scena a chi. Detto questo, le vallette, nell'eterna alternanza di bionde e brune, sono un simpatico reperto del secolo passato. Anzi, erano antiche anche nel secolo passato. Un'immagine femminile cancellata dalla storia e dall'evoluzione sociopolitica, si sarebbe detto ai tempi. Lei bella e muta accanto al maschio alfa occupato a fare la ruota in veste di bravo presentatore, roba da anni Cinquanta, primi Sessanta, va'. In ogni caso la conquista del diritto di parola non portò, sempre ai tempi, sostanziali cambiamenti di ruolo. Dall'invocazione della triade  "Pace, Panzeri, Pilat" alla farfallina di Belèn il passo non fu breve, ma neppure significativo. Baudo, che di Festival ne ha condotti tredici, si è circondato di biondo/brune poco vestite  fino alla fine. La Littizzetto ha segnato la svolta: niente sesso, siamo donne e pure capaci di far ridere. Oltre le gambe c'è di più. Fazio s'incaricò di fare il valletto, e dopo di lui Garko, senza lasciare traccia. Si dice che Sanremo sia lo specchio del Paese e per certi aspetti - banali, semplicistici, schematici - qualcosa di vero c'è. Nell'Italia che in fatto di sessismo ha fatto parecchi passi indietro, che sull'uso dell'immaginario femminile ha molte cose da farsi perdonare, l'evoluzione di Sanremo ora porta a Maria: una signora  non per forza giovanissima, non per forza pin up, non per forza decorativa. Intelligente, preparata. Staremo a vedere, ma una cosa è certa: per chiunque le sia accanto, su quel palco, ci sarà poco da ridere.
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Il Mattino