A scuola c'è il futuro ma non lo vediamo

Lo striscione dei ragazzi del Liceo Linguistico di Frigento
«Bus non attrezzato per disabili, classe rinuncia alla gita» (Ansa, 25.03.2023, ore 13.37» *** C'è...

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«Bus non attrezzato per disabili, classe rinuncia alla gita» (Ansa, 25.03.2023, ore 13.37»


***

C'è bisogno di guardarli con meno sospetto. E di parlare ai nostri studenti, con meno supponenza. Sarebbe davvero il caso di rimuovere i pregiudizi di fondo, sulla scuola, e crederci veramente. Comprendere che il funzionamento stentato, spesso confusionario e i disagi che nel nostro Paese si spalmano nelle aule a seconda delle latitudini (e delle disponibilità economiche) sono esattamente ciò che abbiamo determinato. Quello che ha fatto (o non ha fatto) una politica disattenta negli ultimi (almeno) 40 anni.

Una scuola considerata di fatto solo complementare agli altri scopi, alle altre "mission" (per dirla pomposamente come quelli che si affidano solo agli slogan): il risultato è aver disarticolato il sistema dell'istruzione, preoccupandoci sempre di meno, e sempre peggio, della scuola. Del suo mondo e del suo materiale umano, a cominciare dagli insegnanti, pochi, mal selezionati e demotivati come se non stessero facendo, invece, uno dei mestieri più belli del mondo.

Una scuola dove il disinteresse all'istruzione e la violenza sono entrati in classe sempre di più, con ragazzi che esprimono disagi e reattività senza alcuna remora e freno, sfogandosi con docenti sempre più in difensiva, pronti a cedere al disimpegno in nome del “chi me lo fa fare”. E poi ci si mettono le famiglie, sempre più invadenti e irrispettose. A Castellammare di Stabia una mamma ha selvaggiamente picchiato una professoressa d'inglese “colpevole” di aver messo un 4 alla figlia, come se la valutazione non fosse uno dei criteri di crescita e formazione previsti dal percorso scolastico.

Problemi di tutti i tipi, difficoltà ad affrontarli sia nell'immediato che nel medio periodo e nella certezza che nessun ragionamento serio si vuol fare a lungo termine - indipendentemente dal colore di questo o quel governo - sulla scuola, sulla qualità della formazione, sulla capitalizzazione dell'unico tesoro che ogni Paese possiede: i suoi giovani.

Ed allora, se dalla provincia di Avellino viene la notizia di una scolaresca del Liceo Linguistico di Frigento che mette in campo un concreto gesto di solidarietà, come rinunciare all'agognata gita scolastica di quinta a Barcellona perché il bus non è attrezzato ad accogliere la carrozzina sulla quale vive un loro compagno, s'accende un'occasionale, piccola, tenue fiammella di speranza. Come quelle tenute vive da migliaia e migliaia di ragazzi studiosi e desiderosi di apprendere - sostenuti da professori generosi e preparati - studenti convinti che nella formazione e nella cultura esiste il vero percorso di realizzazione della persona. Rendiamoci conto che i ragazzi sanno talvolta andare ben oltre la nostra cecità, il nostro disinteresse, per costruire il loro futuro. Oltre i calcoli e calcoletti delle convenienze, del ritorno d'immagine e politico di una qualsiasi scelta o azione.

La scuola è ancora viva “dentro”, i ragazzi ci sono e chiedono attenzione, capacità di ascolta, responsabilità nelle scelte. Il futuro sono loro, i giovani, ma noi ci ostiniamo, ciascuno per le sue responsabilità, a non accorgercene. A non vedere. 
***


«La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo. (Malcom X)

 

 

 

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Il Mattino