Se consideri le colpe

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Andrea Bajani scrive un promemoria di cose da fare, e l’Einaudi lo spaccia per poesia. Leggendo “Promemoria” sembra di vedere il cameriere che ne “La Cena” di Ettore Scola sottopone le sue composizioni al maestro Vittorio Gassman, che, leggendole, gli dice: « È un casino, stai ancora alle rime». Come Bajani, tra l’altro. E, poi, analizzando il presunto verso: «Senti come è bolso, bolso! Bolso proprio. Poi qua al verso successivo siamo addirittura al turpiloquio». Il cameriere cerca di giustificarsi spiegando la sua ispirazione e fa peggio: «L’avevo buttata giù così, in metropolitana». E Gassman assesta il colpo: «Ecco, meglio che vai a piedi». A Bajani andrebbe consigliata la dimenticanza, piuttosto che il promemoria. Vista anche l’inquietudine che serpeggia nei suoi pensieri, meglio la dispersione, senza ricordo. «Poeta di nessun futuro», spiega Gassman agli astanti, «però capoccione». Appunto. 
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Il Mattino