Strategie da Nobel

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Il sito della BBC alla fine del servizio sul premio Nobel della letteratura 2021, assegnato al romanziere Abdulrazak Gurnah, scrive: «Last year's award was won by American poet Louise Gluck». A sancire il mancato ricordo e sottolineando involontariamente che qualcosa è andato storto. Il punto è che neanche l’altra strategia aveva funzionato: dare il Nobel a Bob Dylan (giustissimo), tanto che lo stallo – tra premiare sconosciuti spesso non così bravi da stare al passo di un canone critico elevato e scrittori affermati – è andato avanti. Ma poi il Nobel deve dare la fama? Premiare una vita di scrittura? O è un riflettore acceso su qualcosa che non è più la letteratura ma l’esigenza del tempo: oggi il colonialismo, ieri la poesia, l’altro ieri la donna e/o uomo che si batte contro quel regime o quell’altro, quindi un Nobel per la letteratura con motivazioni da Nobel per la pace. Forse Dylan non presentandosi ha mandato a monte la strategia della gloria – un intervallo pubblicitario – o bisognerebbe premiare - come un tempo - la summa di una carriera e quindi un Don DeLillo, uno Stephen King o un Cormac McCarthy anche per la visione del futuro e l’indagine delle paure, non tanto per rassicurare loro ma i lettori, e rimettere in circolo la vera meraviglia che può anche stare sulle copertine.

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Il Mattino