Rimanere, andare o ritornare il terremoto delle coscienze

Rimanere, andare o ritornare il terremoto delle coscienze
"Fate presto" - Il Mattino, titolo di prima pagina - 26 novembre 1980 *** Trentasette anni dopo le coscienze vibrano....

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"Fate presto" - Il Mattino, titolo di prima pagina - 26 novembre 1980

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Trentasette anni dopo le coscienze vibrano. Ancora? Ancora. E agitano menti, muovono corpi di fronte al bivio della scelta di sempre, al Sud. Rimanere o andare? Per far cosa, nella terra tua? Lasciarla, la terra tua? Il dilemma di ieri, al Sud, è dilemma di sempre. Di più. Ogni volta che, di novembre, il calendario arriva al 23.

Nulla da celebrare, solo da riflettere. Oggi che le cifre sono impietose e dicono che nel Mezzogiorno vince sempre di più il verbo «andare», che batte senza pietà «rimanere». Dal Sud, soprattutto dalle zone interne, vanno in molti, sempre di più, e rimangono in pochi, i più vecchi. Il Mezzogiorno paradigma dell'Italia che cambia e che svuota città e borghi dove il futuro è senza certezza alcuna.

Un territorio sempre più anziano, che costringe Napoli ad avere il triste primato dei ventenni che emigrano, e quelli che restano hanno sogni difficili da realizzare, mentre i coetanei con ancora meno speranze e zero nozioni, se non quelle della strada e della violenza, occupano pezzi di territorio con coltelli e pistole. Il Sannio e l'Irpinia, nelle zone interne, galoppano verso lo spopolamento. Matematico. Sotto i campanili dei paesi fino a duemila abitanti, di qui fino al 2065, si stima che non ci sia più nessuno. 

La scossa di quella sera di novembre produce effetti diretti e derivati, impossibile non avvertirli. Ricostruiti i paesi e le città, costruite le fabbriche ma non un'idea di sviluppo possibile che serva a rimanere. Anche la scuola, che oggi incredibilmente si scopre carente e poco sicura, non è sufficiente a farti restare.

Rischi di perdere in partenza, nascendo sotto il Garigliano. E «ritornare» diventa sempre più difficile, nella terra tua. La chiave dell'accoglienza apre nuovi scenari? Milot, albanese un tempo profugo in Italia oggi artista di fama mondiale, a Cervinara la realizza tanto grande - la chiave - per dire che la speranza esiste, sempre. Ma l'amarezza di ogni novembre, che scuote coscienze, non è poca. Anzi. 
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«Dal fare o non fare una cosa, che paja minima, dipende bene spesso momento di cose importantissime, e però nelle cose piccole devesi essere avvertito, e considerato» (Guicciardini)


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Il Mattino