La ricerca della felicità passa anche attraverso un robot: chi nasce donna e si sente uomo può operarsi al Policlinico della Federico II, e sono oltre venti gli...
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E aumentano i minori transgender o gender non conforming (la cui identità di genere, cioè, non corrisponde al sesso biologico assegnato alla nascita) che chiedono di iniziare percorsi di transizione nei centri Onig. «Ne abbiamo presi in carico già 31 quest'anno, anziché il singolo caso registrato nel 2005» dice Paolo Valerio, professore ordinario di psicologia clinica alla Federico II e presidente dell'Osservatorio nazionale sull'identità di genere che ha organizzato il congresso internazionale nel capoluogo campano. «Il vero obiettivo oggi è cancellare lo stigma», dice Alain Giami, emerito dell'Iserm, l'istituto nazionale di salute e ricerca medica a Parigi, ricordando che in tutta la Francia alle persone transessuali è ancora richiesta la diagnosi di malattia mentale per beneficiare del sistema sanitario e dei trattamenti di buona qualità». Invece, un approccio depatologizzante, come riconosciuto dalla comunità scientifica, andrebbe applicato in tutti i contesti. «Va sottolineato», spiega Valerio, «che le sofferenze psicologiche non derivano dall'essere transessuali in sé, quanto più dall'esserlo in situazioni di rifiuto e discriminazione». Il marchio può spingere i ragazzi ad abbandonare la scuola e a tentare il suicidio. E, in questi casi, il lavoro psicologico con i genitori è fondamentale per creare uno spazio protetto in cui costruire una nuova relazione con il proprio figlio finalizzata a una migliore integrazione nella società. Ma non può bastare: «Occorre una mobilitazione generale», avverte Valerio, ricordando un segnale concreto. L'opportunità per gli studenti e le studentesse transgender di ottenere un'identità alias in Ateneo: un nome in sintonia con il genere percepito, indipendentemente da quello indicato sulla carta di identità.
Altri accorgimenti per diminuire i fattori di stressvengono adottati anche nel ricoverare i pazienti per l'isterectomia: alla Federico II la degenza avviene in urologia, nel reparto maschile, ed è importante per chi purtroppo è abituato a ricevere standard di cure minori rispetto alle persone cis gender, quelle che si riconoscono invece nel genere assegnato alla nascita. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino