Nelle frustate ai profughi la debolezza degli Usa

L'attraversamento del confine con gli Usa attraverso il Rio Grande
«Usa, video agenti che frustano migranti a confine Messico» (Ansa 21.09.2021 ore 2.13) *** Frustate, come nel Far...

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«Usa, video agenti che frustano migranti a confine Messico» (Ansa 21.09.2021 ore 2.13)


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Frustate, come nel Far West: frustate utilizzando le lunghe redini dei cavalli. Così la polizia di frontiera americana, lungo il Rio Grande, cerca di bloccare l'esodo di migliaia di migliaia di haitiani lungo il confine. Disperati con le loro povere masserizie, spesso contenute in una busta di plastica, in braccio i figlioletti, le scarpe sulla testa. Tentano, nel tratto più basso del grande fiume, di raggiungere una nuova vita, di lasciarsi alle spalle miseria ed incertezza. Donne, uomini, bambini. Tanti giovani, quelli che hanno più forza per scappare. Ora vengono respinti a frustate, dopo un viaggio allucinante.

In oltre diecimila sono passati finora, duemila hanno ricevuto i primi soccorsi - acqua, pane, vestiti asciutti - il resto è ammassato sotto un grande ponte. Ed altri spingono, emergendo dal grande fiume. Per loro frustate.

Il gigante America, e il mondo, fanno i conti con l'incapacità di gestire un fenomeno migratorio così massiccio. Il presidente Biden, alla vigilia dell'esordio all'Assemblea Generale dell'Onu, è stato costretto ad incassare immagini che la portavoce della Casa Bianca ha definito "orribili". Ma i fronti sono tanti: da decenni i profughi premono dal Messico, chi non ricorda l'ipotizzata contromisura trumpiana del muro? E così, ancora, dall'altra parte del mondo, con l'Afghanistan tornata in mano ai talebani. E così dal Nord Africa, con masse di disperati che tentano di attraversare il Mediterraneo divenuto un "mare di cadaveri". I mondi cosiddetti civilizzati sbandano, tremano, respingono, frustano, sparano, alzano muri. La pressione è enorme, segno che - da sola - la forza non basta. Perché dopo un respingimento, dopo un attraversamento fallito, dopo uno sbarco non riuscito, la disperazione spingerà chi soffre a riprovarci. E' l'istinto di sopravvivenza.

Le migrazioni ci sono sempre state, ma il dilagare di questo fenomeno biblico dimostra (Papa Francesco lo va ripetendo da tempo, ma sempre meno ascoltato) che lo squilibrio Nord-Sud del mondo è sempre più forte ed evidente. Le masse povere sono quelle maggioritarie, premono in cerca di spazio, terre, vita, lavoro, dignità. Non basteranno carestie o guerre ad eliminare il problema, prima o poi si ripresenterà. Ecco perchè frustare, sparare, serve a poco. E' il fallimento della politica, ma solo la politica - fosse anche per semplice, egoistica convenienza - prima o poi dovrà capire che occuparsi del Sud del mondo non è una resa, non è un segno di debolezza.
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«La debolezza ha sempre rappresentato una tentazione ad usare la forza» (Henry Kissinger, Gli anni della Casa Bianca) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino