Maxi sequestro di droga al porto di Gioia Tauro: 216 chili di cocaina nascosti tra sacchi di gomma in granuli

Maxi sequestro di droga al porto di Gioia Tauro: 216 chili di cocaina nascosti tra sacchi di gomma in granuli
Qualche giorno fa è stato scoperto l’ennesimo carico di cocaina, 218 chili confusi tra spezie e caffè; questa volta invece la droga era occultata tra sacchi di...

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Qualche giorno fa è stato scoperto l’ennesimo carico di cocaina, 218 chili confusi tra spezie e caffè; questa volta invece la droga era occultata tra sacchi di gomma in granuli provenienti dal Sud America: dieci borsoni contenenti 200 panetti di cocaina purissima, pari a 216 chilogrammi di polvere bianca. Il porto di Gioia Tauro continua a rappresentare uno degli snodi centrali per il traffico di stupefacenti, nonostante sia sottoposto a un controllo sempre più efficace da parte delle forze dell’ordine. Gli uomini della Guardia di finanza di Reggio Calabria e dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane, sotto la continua spinta propulsiva della Direzione distrettuale antimafia reggina, hanno così intercettato un nuovo ed ingente carico di cocaina. Dall’inizio dell’anno il sequestro di quasi 1600 chili di polvere bianca, ha permesso di infliggere alla ‘ndrangheta rilevantissime perdine economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati guadagni: la droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, raggiunte le piazze di spaccio, avrebbe infatti fruttato oltre 650 milioni di euro.

 
Nei paesi del Centro e Sud America, così come in quelli del Nord Europa, le varie cosche di ‘ndrangheta, come testimoniato dalle ultime relazioni della Dna, hanno proiettato basi logistiche e strutture operative che consentono un rapido e continuo approvvigionamento di cocaina, la predisposizione di trasporti sicuri, nonché la gestione diretta degli affari, mediante costante garanzia dei pagamenti in favore dei cartelli narcos colombiani e messicani, egemoni in quell’area. E Gioia Tauro - disponendo di una rete che garantisce il controllo stabile del carico e quello dello scarico - costituisce uno dei più importanti accessi dal Mediterraneo per importare droga e distribuirla altrove. Ma la dura lotta al narcotraffico internazionale non accenna a diminuire e oggi è stato inflitto un nuovo colpo al business delle mafie. Basta pensare che, mentre all’origine un chilo di foglie di coca viene venduto dal coltivatore ad appena 78 centesimi di euro  - si legge in una nota a firma del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho -, lo stesso quantitativo di droga, una volta definitivamente raffinato, ha un costo di 1.800 euro per il produttore, il quale riesce a cederlo ai grossisti americani o europei tra i 25.000 ed i 30.000 euro; considerando che la cocaina può essere tagliata fino ad aumentarne il peso di ben quattro volte e che al minuto spaccio un grammo di sostanza è ceduto per circa 100 euro, è facile immaginare quanto siano imponenti i volumi di denaro incamerati da chi gestisce il traffico. Soldi che, una volta reinvestiti e riciclati, sono in grado di inquinare pesantemente i circuiti legali dell'economia e di alterare le condizioni di concorrenza, sottraendo opportunità di lavoro alle imprese che rispettano le regole. 

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Il Mattino