«Io, massacrata di botte in vacanza per aver curato dei cani randagi»

«Io, massacrata di botte in vacanza per aver curato dei cani randagi»
«Per riprendermi ci vorrà un anno. Ho i denti rotti e diverse fratture al viso e alle costole. Ma se potessi ritornare indietro rifarei tutto quello che ho fatto. Non...

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«Per riprendermi ci vorrà un anno. Ho i denti rotti e diverse fratture al viso e alle costole. Ma se potessi ritornare indietro rifarei tutto quello che ho fatto. Non parlate di violenza di genere. Quella che ho subito è violenza e basta. Folle e ingiustificata». Beatrice Lucrezia Orlando, 42 anni, originaria di Potenza, lavora come ricercatrice a Roma. Il 6 agosto scorso era in vacanza a Tortora, località balneare in provincia di Cosenza molto frequentata dai napoletani, quando quattro persone l'hanno massacrata di botte in strada lasciandola in una pozza di sangue. La sua colpa? Essersi presa cura di alcuni cani randagi. Una storia insensata e drammatica dalla quale è nata un'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Paola, che ieri mattina ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per quattro persone, una residente a Tortora e le altre tre a San Giorgio a Cremano. Appartenenti tutti allo stesso nucleo familiare (padre, madre, figlio e fidanzata del figlio), sono loro, secondo gli inquirenti, i protagonisti della terrificante aggressione. Rispondono tutti dell'accusa di lesioni personali aggravate e tentata rapina (avrebbero provato a sottrarre il cellulare della vittima prima di colpirla con calci e pugni). 

Un'indagine nata proprio dalla denuncia della ricercatrice che subito dopo il pestaggio ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri. E lo ha fatto mettendoci la faccia, pubblicando poi sui social le foto delle ferite riportate. «La notizia degli arresti? Sono ancora frastornata ma ovviamente soddisfatta», racconta la ricercatrice, raggiunta al cellulare poche ore dopo l'operazione realizzata dai carabinieri di Scalea e Torre del Greco: «Io ero andata in vacanza a Tortora con i miei genitori. Ho un cane e amo gli animali. Quando ho visto questa mamma con i suoi cuccioli non pensavo fossero dei randagi, ma dei cagnolini smarriti e quindi me ne sono presa cura. Ho dato loro da mangiare. Anche la legge dice che bisogna accudire gli animali abbandonati se si ha la possibilità». Ma quelle attenzioni non sono andate giù ai sospettati, che hanno accusato la donna di attirare gli animali nei pressi della loro abitazione. Da qui prima le minacce e gli insulti, il 4 agosto, e due giorni dopo il violentissimo pestaggio. Due uomini, B.G e B.C., di 72 e 45 anni, l'avrebbero immobilizzata, mentre due donne, M.L. e S.A., di 70 e 40 anni l'hanno riempita di botte. Schiaffi, pugni, calci. Risultato: una frattura al volto, un trauma cranico e lesioni alle costole, ferite che i medici hanno ritenuto guaribili in 24 giorni.

«Sono rimasta a Tortora anche dopo il pestaggio - racconta ancora la Orlando - Ho avuto davvero paura, temevo che potessero ancora farmi del male perché volevano che non denunciassi. Per giorni ho dormito con le finestre e le persiane chiuse. Temevo che potessero fare del male anche ai miei genitori. Io sono giovane e abbastanza forte, me la caverò. Ma la cosa più triste di questa storia è che sarebbe potuto capitare a chiunque». Un incubo cancellato dall'inchiesta lampo condotta dai carabinieri che ha portato all'arresto dei presunti protagonisti del pestaggio nel giro di un mese. Un'indagine resa possibile dal coraggio della vittima ma anche dai racconti di altri testimoni ascoltati nelle ore successive. 

«Un'aggressione brutale - commenta il sindaco di Tortora, Antonio Iorio - Ci costituiremo parte civile nel processo a carico dei protagonisti di questa vicenda che ha arrecato un incalcolabile danno d'immagine alla nostra città. Ho contatto personalmente la signora per invitarla in città per una giornata di sensibilizzazione contro la violenza il prossimo 25 novembre». Un invito accolto dalla ricercatrice di Potenza. «Se ne avrò la possibilità tornerò. Per ora sono in contatto con l'associazione che si sta prendendo cura dei tre cagnolini. Ho qui con me il collare di uno dei cuccioli. Li andrò sicuramente a trovare appena ritroverò le forze e la serenità necessaria».

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Il Mattino