LOCRI (RC) - «Da quando è stato barbaramente ucciso Gianluca sono passati 11 anni e 10 mesi, tutti di dolore per l’intera famiglia». E da quel 24...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Congiusta, secondo gli inquirenti, è stato ucciso da Tommaso Costa: stando all’ipotesi della Procura, il boss avrebbe deciso di ammazzare il giovane perché era venuto a conoscenza di una lettera estorsiva fatta recapitare ad Antonio Scarfò, all'epoca suocero di Congiusta, proprio da Costa, che a breve sarebbe uscito dal carcere, e quindi avrebbe dovuto “riacquisire” credibilità mafiosa a Siderno, senza che però i rivali della cosca Commisso venissero a conoscenza dei suoi progetti criminali. «Tale assassino – scrive il padre di Gianluca - è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Locri per l’omicidio di mio figlio oltre che per associazione di stampo mafioso ed altro. Tale decisione è stata confermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. Ciononostante, la seconda sezione della Cassazione, dopo una brevissima camera di consiglio, nonostante l’articolata requisitoria del procuratore generale, che chiedeva la conferma dell’impugnata sentenza, annullava con rinvio, relativamente al solo omicidio, a diversa sezione della Corte d’Assise d’Appello per un nuovo giudizio».
Papà Mario ripercorre tutta la storia giudiziaria chiedendo al ministro Orlando «un suo interessamento inteso a colmare il vuoto legislativo». Il punto infatti riguarda l’utilizzabilità come prova solo delle intercettazioni ambientali e telefoniche «mentre non regolamenta l’utilizzabilità delle lettere intercettate ai detenuti». Un punto fondamentale, perché il movente di Costa per uccidere Gianluca era emerso proprio tramite alcune lettere intercettate nel carcere di Catanzaro. Senza una legge specifica, però, l’intimità di quelle lettere è inviolabile e «processualmente inutilizzabile». La Procura generale infatti aveva chiesto l’incostituzionalità della legge, ma la Consulta ha rigettato il ricorso.
«È facilmente comprensibile che, se il vuoto normativo non viene tempestivamente eliminato, il crimine organizzato – scrive Congiusta rivolgendosi ad Orlando - continuerà ad avere a sua disposizione un mezzo di comunicazione, semplice ma efficace e, soprattutto, assolutamente inviolabile dagli organi inquirenti, che consentirà, ad esempio, anche ai “boss” detenuti, di continuare ad impartire ordini e direttive agli affiliati. Non posso sapere come finirà il processo che mi riguarda, ma di un fatto sono certo, che a distanza di quasi dodici anni, non riesco ad avere quella giustizia che mi è dovuta». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino