Sesso in cambio delle sentenze, arrestati giudice e avvocatessa

Sesso in cambio delle sentenze, arrestati giudice e avvocatessa
Inviato a Salerno Sedici rapporti sessuali in pochi mesi con un'avvocatessa, alla quale dispensava consigli in materia legale, dall'alto del suo ufficio di presidente di...

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Inviato a Salerno

Sedici rapporti sessuali in pochi mesi con un'avvocatessa, alla quale dispensava consigli in materia legale, dall'alto del suo ufficio di presidente di una sezione di Corte di appello. Poi, ad un'altra avvocatessa (una penalista indicata dalla pg come «sua amante»), avrebbe sistematicamente offerto il suo appoggio per definire processi che potevano finire dinanzi alla sua sezione. E non è tutto. Quando non è il sesso la materia di scambio per il giudice (indagini anche su una terza legale indagata), sulla scrivania del magistrato arrivano migliaia di euro, mentre c'era chi gli offriva vacanze in un resort in Val d'Aosta, cibi e bevande, casse di pesce fresco e vino di quello pregiato. Brutta storia a Catanzaro, stando all'ultima inchiesta della Procura di Salerno: finisce in cella il giudice Marco Petrini, presidente di sezione della Corte di appello di Catanzaro, ma anche presidente della commissione tributaria. Ed è proprio in quest'ultimo ufficio, che gli inquirenti hanno piazzato una videocamera che ha registrato in tempo reale scambi di soldi, scene di sesso esplicito e semplici effusioni (a seconda dei favori richiesti dalle rispettive interlocutrici). Inchiesta condotta dalla Procura di Salerno, sotto la guida dei procuratori aggiunti Luigi Alberto Cannavale, Luca Masini e dal pm Vincenzo Senatore, ieri in trasferta in Calabria per eseguire gli ordini di arresto.


Ma chi sono i presunti protagonisti di questa trama? A finire in cella, per ordine del gip salernitano Giovanna Pacifico, il giudice Marco Petrini, che risponde di corruzione in atti giudiziari; in manette anche Emilio Santoro (detto «Mario»), Luigi Falzetta; l'ex consigliere regionale Giuseppe Prato Tursi, Francesco Saraco, Vincenzo Arcuri, Giuseppe Caligiuri. E non è finita. Va agli arresti domiciliari Maria Tassone (detta Marzia), una delle tre avvocatesse indagate per l'ipotesi di corruzione sessuale. Non è l'unica filmata in presa diretta, a leggere le conclusioni investigative. A finire sotto accusa, anche un'altra professionista, si tratta di S.P., altra avvocatessa calabra, che viene inchiodata da decine di filmati. Sempre lì, negli uffici giudiziari di Petrini - scrive il gip - si sarebbero consumati almeno sedici rapporti sessuali tra febbraio e giugno scorsi. Tutto documentato - scrive il giudice - tutto rigorosamente filmato, in uno scenario nel quale P.S. resta indagata a piede libero. In questo caso - si legge - la prestazione intima è stata usata come una sorta di contropartita rispetto alle sentenze favorevoli adottate dal giudice: «Poiché il Petrini, quale presidente della commissione Tributaria provinciale di Catanzaro, intrattenendo relazioni sessuali abituali con l'avvocato P.S., omettendo di astenersi dal comporre il collegio giudicante nei ricorsi tributari assegnati al suo collegio, nei quali il ricorrente parte privata era patrocinato dall'avvocato P.S., ha adottato sentenze di accoglimento dei ricorsi presentati dalla summensionata professionista».

Una vita lavorativa e sentimentale abbastanza convulsa, quella che emerge dalle carte dell'inchiesta di Salerno, per il giudice Petrini. Una vita privata e professionale nella quale ci sarebbe posto anche «per una amante stabile»: è questo il ruolo che viene descritto da parte del Tribunale di Salerno, a proposito di Marzia Tassone, da ieri ai domiciliari. Nella stanza del giudice (in questo caso consultato come vertice di una sezione della corte di assise appello), l'avvocatessa avrebbe offerto tre prestazioni sessuali (due delle quali filmate e agli atti), in attesa di un intervento di Petrini, a proposito di scottanti vicende giudiziarie del distretto. Stando alla ricostruzione dell'accusa, in ballo c'era il rigetto da parte del giudice della richiesta della Procura generale di utilizzare il verbale del pentito Emanuele Mancuso, ritenendo «irrilevanti e inconferenti rispetto ai capi di imputazioni le dichiarazioni», in un processo in cui era presente, tra gli altri, l'avvocatessa Maria detta Marzia Tassone in uno dei collegi difensivi. E non è finita: «Lo scorso sette marzo - scrive il giudice salernitano - il giudice Petrini avrebbe promesso di aiutare l'avvocato Tassone per la difesa di Giuseppe Gualtieri, a sua volta imputato in un duplice omicidio in danno di Francesca Petrolini e Rocco Bava, avvenuto a Davoli nel 2018».

Vicende per le quali ora si attendono le repliche difensive dei soggetti coinvolti, a partire dalle avvocatesse coinvolte e ovviamente dallo stesso Petrini. Una storia che va raccontata a partire da una premessa: arresti e perquisizioni non vanno considerati alla stregua di sentenze definitive, ma come un momento di accertamento di una vicenda nella quale tutte le persone coinvolte si dicono pronte a sostenere la correttezza del proprio ruolo.

Ma restiamo al giudice Petrini, target numero uno delle indagini. Su di lui l'attenzione si concentra a causa delle mosse dell'ex consigliere regionale calabrese Giuseppe Prato Tursi, che si mette in movimento per vincere un ricorso, nel tentativo di ritornare in possesso del vitalizio che gli era stato sospeso dopo il coinvolgimento in un altro fascicolo giudiziario. È da qui che hanno inizio le indagini a colpi di intercettazioni (con il trojan inoculato dalla Procura di Salerno sul cellulare del giudice), ma anche di appostamenti e di filmati (come la telecamera negli uffici della commissione Tributaria).

Una vicenda che coinvolge anche alcuni soggetti legati alla ndrangheta, nella quale non potevano mancare le dichiarazioni di alcuni pentiti. E a leggere la misura cautelare, spicca il verbale del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, che alla domanda se conoscesse il magistrato Petrini non ha alcuna esitazione: «Nell'ambiente che ho frequentato lo chiamavano il bolognese, quello con la gonnella, o il «porco». In merito a quest'ultimo soprannome, riferisco che il riferimento è anche alle donne. Ribadisco che Marco Petrini fa parte della congrega sopra descritta e che mangia come un porco, accetta soldi cash, auto a noleggio, soggiorni turistici, orologi e piaceri sessuali in genere».

Parole che dovranno essere smentite dallo stesso Petrini nel corso dell'interrogatorio di garanzia, che si terrà nel carcere salernitano di Fuorni, dove il magistrato - anche per motivi precauzionali - è stato tradotto subito dopo le manette ai polsi.

Ma a leggere le carte dell'inchiesta, lo scenario sembra decisamente ampio. In più occasioni, sono stati fotografati incontri e scambi di denaro. In un'occasione, un'avvocatessa avrebbe portato una busta con quattromila euro, chiedendo scusa per la mancanza del numero tondo («non siamo arrivati a cinque mila, perché non abbiamo avuto il tempo»), mentre il giudice avrebbe accettato anche dazioni di poche centinaia di euro da altri interlocutori. Sotto inchiesta un medico in pensione, che avrebbe fatto da tramite, in uno scenario costellato da casse di gamberi, bottiglie di vino e regali di ogni genere.


Su ogni argomento - sembra - c'era una risposta adatta fornita dal giudice. E non è un caso che in questi giorni, la Procura di Salerno punta a interrogare una terza avvocatessa, anch'essa indagata per un'ipotesi di tentata corruzione. Viene filmata mentre si scambia qualche bacio con il giudice. Di cosa parlavano, ignari di essere ripresi? Dell'esame di avvocato per una assistente dell'avvocatessa, argomento sul quale il giudice non avrebbe lesinato consigli professionali. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino