Ampliamento del cimitero di Santa Maria a Vico, chieste tre condanne

Per l'ex vicesindaco Pasquale Crisci c'è stata la richiesta di rinvio a giudizio

Cimitero
Nemmeno i defunti "dormono" sonni tranquilli. La Procura Antimafia di Napoli ipotizza che ci fosse l'ombra del clan Massaro sugli appalti per...

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Nemmeno i defunti "dormono" sonni tranquilli. La Procura Antimafia di Napoli ipotizza che ci fosse l'ombra del clan Massaro sugli appalti per l'ampliamento del cimitero di Santa Maria a Vico. Sì, perchè la guardia di finanza aveva ricostruito - mesi fa - che Carmine Liparulo aveva costretto l'imprenditore Paolo C. all'epoca amministratore della società "LeCeneris.c.a.r.l.", a stipulare la scrittura privata datata nel 2010 con la quale la cappella gentilizia del cimitero di Santa Maria a Vico, del valore di 44mila euro veniva assegnata a Domenico Liparulo, suo padre. Sarebbe stata questa "tangente" dovuta al clan Massaro a dare l'impulso alle indagini. Da questa vicenda, ne sono poi scaturite altre che hanno portato ieri alla richiesta di tre condanne per una storia di presunte infiltrazioni della camorra nella vendita di cappelle gentilizie al cimitero di Santa Maria a Vico. Le richieste sono state  formulate dal pubblico ministero Luigi Landolfi (Dda) nel corso dell'udienza preliminare celebrata nel tribunale di Napoli. 

Il pm ha invocato 6 anni di reclusione per Carmine De Lucia; 10 anni per Carmine Liparulo e 15 anni per Domenico Nuzzo, alias Mimmariello. Per gli altri imputati - tra cui l'ex vicesindaco Pasquale Crisci, il dipendente comunale Giovanni Papa, addetto ai servizi urbanistica, ambiente e cimitero e Clemente De Lucia - c'è stata la richiesta di rinvio a giudizio. Fra gli avvocati impegnati ci sono il legale Carlo De Stavola, Mauro Iodice per il Comune di Santa Maria a Vico ed Alessandro Barbieri per una delle vittime.

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Il Mattino