Nemmeno i defunti "dormono" sonni tranquilli. La Procura Antimafia di Napoli ipotizza che ci fosse l'ombra del clan Massaro sugli appalti per l'ampliamento del cimitero di Santa Maria a Vico. Sì, perchè la guardia di finanza aveva ricostruito - mesi fa - che Carmine Liparulo aveva costretto l'imprenditore Paolo C. all'epoca amministratore della società "LeCeneris.c.a.r.l.", a stipulare la scrittura privata datata nel 2010 con la quale la cappella gentilizia del cimitero di Santa Maria a Vico, del valore di 44mila euro veniva assegnata a Domenico Liparulo, suo padre. Sarebbe stata questa "tangente" dovuta al clan Massaro a dare l'impulso alle indagini. Da questa vicenda, ne sono poi scaturite altre che hanno portato ieri alla richiesta di tre condanne per una storia di presunte infiltrazioni della camorra nella vendita di cappelle gentilizie al cimitero di Santa Maria a Vico. Le richieste sono state formulate dal pubblico ministero Luigi Landolfi (Dda) nel corso dell'udienza preliminare celebrata nel tribunale di Napoli.
Il pm ha invocato 6 anni di reclusione per Carmine De Lucia; 10 anni per Carmine Liparulo e 15 anni per Domenico Nuzzo, alias Mimmariello.