Antonio e Michele, l'abbraccio a Teano tra due reduci di guerra

Antonio e Michele, l'abbraccio a Teano tra due reduci di guerra
Santa Maria di Versano è un minuscola frazione della città di Teano, circa 300 gli abitanti che equivalgono a una quarantina di famiglie che l'altra mattinata...

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Santa Maria di Versano è un minuscola frazione della città di Teano, circa 300 gli abitanti che equivalgono a una quarantina di famiglie che l'altra mattinata domenicale l'hanno vissuta come una festa comune, come per gli sposalizi. Qui, con Teano a un passo che è territorio deputato agli «incontri», si sono abbracciati due ex commilitoni della Seconda guerra mondiale. Non si conoscevano. Quando vestivano la divisa e vivevano la precarietà, si erano sfiorati, poi ciascuno per il mondo, non per turismo ma per prigionia. Antonio Caparco, il teanese, classe 1918, una quercia di 101 anni, aveva manifestato il desiderio di conoscere l'altro vegliardo, un «arbusto» di 99 anni, Michele Pennacchio di Curti.

 
Passavoce umana, non per WhatsApp, e che ti fa la sezione provinciale di Caserta dell'Associazione nazionale combattenti e reduci? Desiderio di Antonio Caparco, il «vecchio», subito realizzato e incontro con Michele Pennacchio, il «giovane», nell'abitazione del primo. Tutto organizzato come un «carramba che sorpresa!», perché si è approfittato della presenza di una delle figlie di Caparco che vive in Canada e proprio ieri era all'antivigilia della ripartenza. L'andatura un po' incerta, Michele verso Antonio, un abbraccio intenso con i presenti con i lucciconi, nessuna parola, lo sguardo fisso negli occhi. Le rimpatriate fra ex compagni di scuola sono belle, a ricordo di batticuori da aoristi o da equazioni, ma ben altra cosa l'incontro fra due che hanno condiviso palpitazioni ben diverse, la vita appesa un filo, la fame e i disagi, sballottamenti dall'Italia all'Africa, la Russia evitata per un pelo, dai cinque ai sei anni di prigionia nei campi di concentramento inglesi, per Antonio un supplemento ulteriore con il trasferimento in Australia. Si sono detti tutto in poche parole e molti sguardi, Antonio e Michele, nessuna lagna per quella gioventù immolata sull'altare dei disagi. «Ma siamo qui vivi e con un bel carico di anni» ha detto Michele e Antonio: «E di che ci vogliamo lamentare?». Antonio ha ricordato di quando a El Alamein incontrò Italo Balbo poco tempo prima che l'aviatore fosse abbattuto da «fuoco amico» della contraerea italiana nei cieli di Tobruch. Michele ha accennato alla gioia di aver ritrovato, in vari campi di concentramento, gli altri quattro fratelli, Vincenzo a Tripoli, Pasquale a Remeil, Lazzaro a Biserta, Andrea in Algeria. Non è mancato il racconto dell'incredibile disavventura al ritorno a Curti dopo quattro anni di prigionia: fu convocato dai carabinieri per essere arrestato per diserzione!


Tutto questo perché la sua partenza da arruolato non era stata trascritta nei registri del Distretto militare. L'incontro si è concluso dopo ripetuti brindisi, uno è stato fatto in una ciotola di alluminio, una «gammella», ricordo dei campi di concentramento che i congiunti di Antonio conservano come una reliquia. Poi i «due secoli» dai capelli bianchi si sono lasciati tra gli applausi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino