È Ferdinando Di Lauro, l'imprenditore che ha avuto per anni quasi il monopolio degli appalti al Cardarelli, uno dei due destinatari dell'ordinanza spiccata dal gip...
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Secondo le indagini, Di Lauro era espressione diretta del boss Antonio Iovine che oggi, da pentito, lo accusa.
Secondo l'accusa tra il 2007 e il 2011 grazie alle «amicizie» nel Comune di Aversa, Di Lauro riuscì ad aggiundicarsi l'appalto da 21 milioni per la realizzazione dell'Area Pip. Nell'inchiesta risulta indagato anche Vincenzo Di Federico, un altro imprenditore ritenuto vicino a Di Lauro e, quindi, a Iovine.
Secondo il pentito Iovine, Di Lauro non solo lo ha aiutato durante la sua latitanza, ma ha avuto rapporti stabili con la malavita del Vomero e del centro di Napoli, in particolare con i Mazzarella. Il collaboratore di giustizia sostiene che "Di Lauro aveva rapporti diretti con i gruppi criminali che controllano il Cardarelli e in un caso fece anche da intermediario tra loro e Michele Zagaria".
Dal Cardarelli, il direttore tecnico Ciro Verdoliva, fa sapere che «Le imprese che facevano capo a Ferdinando Di Lauro (sia per quelle di cui risultava formalmente il titolare sia per quelle che rappresentava di fatto) sono state, a seguito di miei provvedimenti, tutte soggette a rescissione contrattuale perché in capo a Di Lauro sussisteva una informativa prefettizia in materia antimafia». «Ho provveduto ad applicare la Legge, non ho assunto alcun comportamento “eccezionale” ma ho avuto senz’altro coraggio: da quel momento ho avuto numerose minacce», ha aggiunto Verdoliva.
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Il Mattino