La cappella della Madonnella ha chiuso. Non si celebreranno più messe fino a nuovo ordine. La decisione è stata presa dal parroco di Casapesenna, don Vittorio...
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Intanto, nelle prossime ore il gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere potrebbe decidere se concedere o meno i domiciliari a don Michele Barone. L’istanza è stata avanzata dal legale del sacerdote, Carlo Taormina, che è l’avvocato difensore anche di padre e madre della minore, finiti ai domiciliari nell’ambito della stessa indagine e per i quali è stato chiesto il ritorno alla libertà. Taormina ha presentato analoghe istanze anche al Tribunale del Riesame, la cui udienza però non è stata ancora fissata.
«Quando don Michele mi chiese di poter celebrare nella cappella non mi opposi, si trattava di dare uno spazio dove pregare e non avevo motivo per oppormi», dice il giovane parroco che a Casapesenna è arrivato già prima degli anni ’90 con tutta la sua famiglia, dal Veneto. Il fratello è don Guido che cogestisce insieme a don Massimo Mormile, il santuario dell’Opera di don Salvatore Vitale. Un ente con un’autonomia giuridica a tutti gli effetti. A quelle preghiere che don Barone guidava, molto seguito anche nei suoi pellegrinaggi a Medjugorje, don Cumerlato ha assistito solo una volta.
«Si, ci andai ma al di là di un modus operandi sui generis e decisamente scenografico rispetto ad una più riservata preghiera, ma ognuno prega come vuole, non mi accorsi di niente di strano. A seguirlo in quella preghiera c’erano solo adulti, nessuna bambina o ragazzina», ricorda il parroco. Quegli incontri fanno invece parte del racconto fatto da due donne, ex seguaci di don Barone, che lo accusano di aver preteso dei favori sessuali. Rapporti che niente hanno a che vedere con Avemaria e Padrenostro. In quella chiesa, che ora molti vorrebbero sconsacrata e definitivamente sbarrata, si sarebbero verificati riti di esorcismo e violenze.
L’indagine sulla vicenda incrocia più fronti: c’è quello delle presunte violenze che sarebbero state perpetrate dal sacerdote nei confronti della 13enne e delle altre due vittime, e quello dell’autorizzazione che Barone avrebbe ricevuto dalla Diocesi di Aversa per praticare i riti. La Procura ha ricostruito un quadro da libro dell’orrore, con il prete che avrebbe più volte abusato sessualmente delle ragazze che sottoponeva ad esorcismo.
Accuse che sia don Barone e sia i genitori della ragazzina, chiamata con nome di fantasia Giada, sentiti dal gip nel corso degli interrogatori di garanzia, hanno assolutamente rigettato, parlando solo di pratiche connesse al rito di esorcismo. Sta di fatto che l’unico ad essere autorizzato dalla Diocesi di Aversa è don Carlo Aversano, parroco del Santissimo Salvatore di Casal di Principe ed esorcista incaricato dal 1985. Tanto è stato accertato anche dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere guidata da Maria Antonietta Troncone e confermata dallo stesso vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo.
«Abbiamo portato nostra figlia da medici specialisti, era in cura anche quando è stata presa in carico da don Michele» hanno spiegato i coniugi che si sono detti convinti che la figlia fosse «posseduta perché tutti i medici dicevano che non soffriva di alcun disturbo o patologia psichica, ma lei comunque non stava bene». «Dopo le pratiche di Don Michele la piccola sta benone», ha detto Taormina annunciando che depositerà un video del viaggio fatto a Cracovia, del 20 febbraio scorso, da cui emergerebbe «la definitiva guarigione della piccola». In tal senso non è esclusa la possibilità di un incidente probatorio, dinanzi al quale, l’avvocato ha già fatto sapere che non ci sarà alcuna opposizione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino