Si è pentito giuridicamente e ha portato anche avanti un discorso di redenzione davanti a Dio, dopo una vita criminale fatta di omicidi, estorsioni e altri reati in nome...
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Buttone ha avuto anche la possibilità di incontrare ed abbracciare Papa Francesco due anni fa e di ottenere un autografo su una foto del Pontefice che gli avevano regalato qualche giorno prima del Giovedì Santo. Una foto che Domenico, il figlio di Buttone, conserva nel suo diario ed è stato il figlio a chiedergli di «diventare amico del Papa e di salutarglielo se lo rivede». Lo ha raccontato qualche giorno fa a «L'Osservatore Romano». Papa Francesco scelse Paliano per celebrare la Messa in Cena Domini nel 2017 dove lavò i piedi anche a tre donne, a un argentino e a un musulmano.
Tra i presenti c'era anche Bruno Buttone si avvicinò al Santo Padre raccontandogli che aveva un figlio al quale aveva preannunciato la presenza di Francesco in carcere. La reazione del piccolo Domenico fu sorprendente tanto da rispondergli: «Papà, cerca di diventare suo amico». Così per accontentarlo chiese al Papa di firmargli un autografo sulla foto che avevano regalato ai detenuti nei giorni precedenti. Dopo sette anni di carcere duro, Buttone si è pentito nel 2013 e oggi professa la non violenza e l'amore. «È un lavoro profondo - ha spiegato - che è costato tanto. Collaboratori di giustizia non si diventa per caso, non certo per opportunità, come forse tanta gente pensa.
Il percorso della collaborazione è interiore. Non ci si arriva con facilità. Soprattutto per una persona che ha vissuto come me». Una vita segnata dal lusso, dal potere e dalla sete di denaro. «Ho avuto un solo desiderio, farvi conoscere che mi sono incamminato sulla strada nuova, quella giusta per trasformarmi in un uomo nuovo. Una metamorfosi rigeneratrice che mi permetta d'avere ancora qualcosa di bello e di positivo da dire». Così Bruno Buttone conclude il suo racconto.
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Il Mattino