Nuove regole per i musei autonomi e, dunque, anche per la Reggia. Si tratta di provvedimenti recentemente adottati dal ministro Alberto Bonisoli, quali «atti necessari e...
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Ciò significa che anche per il monumento casertano decadono, a partire dall'1 ottobre, il Consiglio di amministrazione e il Comitato scientifico. Confermata, invece, l'autonomia speciale dei più importanti istituti statali, dunque niente cambia in questo senso per la Reggia, e «con la nuova disciplina - come precisa una nota del Mibac diffusa ieri - il museo mantiene inalterata la capacità gestionale e finanziaria. I direttori dei più grandi musei saranno affiancati da un dirigente amministrativo, individuato tramite interpello interno». Anche i limiti di spesa non mutano. I musei autonomi possono continuare a indire gare d'appalto e stipulare contratti e portare a termine i contratti in essere. I direttori hanno il compito di predisporre il bilancio di previsione, previa acquisizione della relazione del Collegio dei revisori dei conti. L'approvazione dei documenti contabili, infine, continua ad avvenire a cura della Direzione Generale Musei, su parere conforme della Direzione generale Bilancio. Non del tutto trascurabile, però, è l'abolizione dei Consigli di amministrazione nei musei, una norma che lascia più soli i direttori. Finora in questo organismo i dg trovavano sostegno e condivisione e un argine in caso di pressioni politiche anche da parte dello stesso ministero.
Insomma, senza più Consiglio di amministrazione aumentano gli oneri e le responsabilità per il direttori. Rimangono, invece, Il Collegio dei revisori dei conti e il Comitato scientifico. Quest'ultimo è un organo consultivo, ma non troppo, si potrebbe dire, perché, secondo la nuova regolamentazione, sarà chiamato ad approvare statuto e piano triennale. Peraltro, al Comitato scientifico partecipano un componente scelto dal direttore e due rappresentati del ministro, anche questa una novità: finora un componente era di nomina ministeriale l'altro del Consiglio superiore beni culturali. Ciò significa un peso maggiore per le posizioni del ministro.
Un ritorno alla centralizzazione? È il timore di molti e proprio quando i musei avevano bisogno di ancora più autonomia a partire dal reclutamento. Un passaggio mancante che, appunto, indebolisce l'autonomia che, invece, sarebbe dovuta passare proprio per il reclutamento del personale ovvero per la possibilità di fare i conti con il proprio progetto culturale. Poi c'è la questione della quota da consegnare al Fondo di sostegno dei musei statali minori. Una «gabella» che passa dal 20 al 25 per cento, ma che riguarda, però, solo gli introiti della biglietteria. Il che significa per la Reggia che, mentre nello scorso anno sui circa 5 milioni di euro incassati, detratto il 25 per cento che va al concessionario del servizio, ha versato al Mibac 795.328, per il 2019, dovra prevedere un ulteriore assottigliamento dei ricavi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino