Carditello, il real sito diventa la patria dei cavalli sportivi

Protocollo tra Fondazione e Federazione equestre

Carditello diventerà la patria dei cavalli sportivi
Il cavallo Persano, il Real Sito di Carditello e la Federazione Italiana Sport Equestri sono oggi uniti da un accordo firmato dal presidente della Fondazione che gestisce la...

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Il cavallo Persano, il Real Sito di Carditello e la Federazione Italiana Sport Equestri sono oggi uniti da un accordo firmato dal presidente della Fondazione che gestisce la residenza borbonica, Luigi Nicolais, dal presidente nazionale della Fise, Marco Di Paola, e dal presidente del Comitato regionale Fise Campania, Vincenzo Montrone. L'accordo prevede di sviluppare attività e progetti connessi al cavallo sportivo. In particolare, con iniziative tecniche e attività di ricerca finalizzate a garantire produzioni nazionali di eccellenza, frutto di selezioni altamente competitive, al fine di valorizzare gli ingenti investimenti nel settore.

E non solo. Carlo di Borbone, volendo scegliere un luogo «idoneo al perfezionamento della razza de' cavalli», come si legge nella Platea del Sancio, diede incarico nell'ottobre del 1744, a Michele Reggio di cercare ed individuare, nella piana di Capua, un luogo dove istituire un allevamento equino per promuovere e valorizzare alcune razze di cavalli, probabilmente trasferendo l'allevamento dalla Puglia. Reggio trovò in quello che oggi è il comprensorio del comune di San Tammaro, un ampio territorio che era stato feudo del conte di Acerra, Ferdinando III de Cardenas e detenuto da Giovanni d'Aquino, principe di Caramanico. Il feudo venne preso in fitto per 2800 ducati all'anno, con la formula dell'affitto perpetuo. Si trattava di 1137 moggia a cui, durante il regno di Ferdinando IV, se ne aggiunsero altri 959. Carlo fece incrociare, nelle tenute di Carditello e di Persano, fattrici di razza Napoletana, Siciliana, Calabrese e Pugliese con stalloni arabi dando vita ad uno dei migliori cavalli esistenti.

I cavalli persani rischiarono nel 1954 l'estinzione con la soppressione del Centro di rifornimenti quadrupedi di Persano e il trasferimento degli animali a Grosseto, in un centro del Ministero della Difesa. Alla fine degli anni Ottanta i pochi cavalli rimasti furono messi all'asta e acquistati dal principe Alduino Ventimiglia di Monteforte Lascaris che ha salvato la razza e che ne continua la riproduzione.


L'accordo firmato nei giorni scorsi tiene insieme l'antica vocazione e il futuro del Real Sito ed è una sfida ambiziosa e un importante accordo per la valorizzazione e la promozione del cavallo sportivo italiano, nell'ambito della collaborazione intrapresa dai due enti a partire dal 2019. Previsto un programma di formazione dedicato ai cavalieri impegnati nell'addestramento sportivo di giovani cavalli e l'organizzazione di corsi per tecnici di scuderia, che rappresentano potenziali sbocchi occupazionali nel comparto equestre del nostro Paese. Una grande opportunità per le associazioni sportive dilettantistiche e le società sportive dilettantistiche che ricadono nel territorio di competenza del Comitato regionale della Fise.

 

La Reggia di Carditello, dunque, potrà ospitare progetti e iniziative legate alla diffusione della cultura e del rispetto del cavallo da sella, determinando un decisivo avanzamento nel progetto strategico di valorizzazione dei cavalli: dalla ricostituzione della mandria nel 2018 alla selezione degli equidi per attività sportive ed eventi nazionali e, in prospettiva, anche internazionali promossi da Fise. «Un inventario dei cavalli presenti a Carditello nel 1756 - spiega in un suo lavoro Aniello D'Iorio - racconta di dodici attività nell'allevamento voluto da Carlo di Borbone. È un elenco alfabetico che comprende per prime le giumente, cioè le cavalle per la riproduzione, ciascuna delle quali è indicata per nome e sinteticamente descritta per l'età, la funzione negli anni, l'eventuale cambio di residenza per variazione del servizio; per quelle morte è precisata anche data e causa del decesso, spesso avvenuto durante il parto o la gestazione, ma anche di vecchiaia o di malattia. L'inventario elenca puntigliosamente ben 63 animali nascenti nell'anno 1756, suddivisi da carrozza e da sella. Per la razza reale le ricerche di stalloni e fattrici di qualità si estese anche in Europa, coinvolgendo direttamente il personale diplomatico delle legazioni estere. In particolare con la Polonia fu intenso lo scambio di cavalli, ovviamente favorito dal rapporto di parentela. Un inoltro di cavalli da Napoli si ebbe agli inizi del 1744. Alcune delle cavalle presenti a Carditello nel 1756 erano certamente quelle venute da Dresda, non a caso indicate come Perlina di Polonia per il mantello: Palladina, Palombina e Polacca».


La Fondazione da anni si propone di tutelare e promuovere il notevole patrimonio storico, artistico, ambientale ed equestre, organizzando ogni anno la manifestazione Cavalli & Cavalieri, la Festa dell'Ascensione e le passeggiate sui pony per i più piccoli.


 

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Il Mattino