«Ci danno i liscebussi»: i bimbi ​fanno arrestare le maestre violente

«Ci danno i liscebussi»: i bimbi fanno arrestare le maestre violente
Un bambino torna a casa e dice alla madre qualcosa che insinua nella donna il sospetto che all'asilo sia accaduto qualcosa di strano. Riferisce che «la maestra ci...

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Un bambino torna a casa e dice alla madre qualcosa che insinua nella donna il sospetto che all'asilo sia accaduto qualcosa di strano. Riferisce che «la maestra ci dà i liscebussi», un termine napoletano che indica «percosse» o comunque un violento rimprovero. È proprio quella parola, della quale in casa di nessuno dei bimbi vittime delle violenze si fa uso, a innescare in una coppia di genitori la paura che la scuola privata tanto rinomata in cui mandano i figli non è poi quel paradiso per bambini che tutti credono. Uno, due, tre bimbi riferiscono più o meno le stesse cose. E parte il tam tam.



I piccoli finiscono «interrogati» dai genitori e le loro versioni messe a confronto. Poi arriva il momento di andare dai carabinieri. E raccontar loro che a scuola le maestra maltrattano gli alunni. E a quel punto i militari piazzano telecamere nascoste nell'istituto. E per tre mesi filmano le insegnanti insieme ai bambini ed emerge qualcosa di inquietante al punto da spingere un giudice a scrivere che in quell'asilo avvengono «maltrattamenti sistematici» nei confronti dei bambini. È un copione già tante volte visto e che ha portato nel tempo a sorti alterne in fase giudiziaria. Dal grande flop di Rignano alle suore violente di San Marcellino, condannate, a tanti altri casi in cui quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro per i piccoli dopo la casa, il «nido», si è trasformato in un inferno. L'ultimo caso viene da Casapulla dove, ieri mattina, tre maestre della scuola dell'infanzia sono finite ai domiciliari con l'accusa di avere maltrattato alcuni dei loro piccoli alunni. Teatro dei fatti l'istituto paritario «Piccole pesti». Ai domiciliari sono finite Francesca Merola, 47enne di Casapulla; Anna Lucia Spina 44 anni e Valeria Eliseo, 28 anni, entrambe di Macerata Campania. Il gip scrive in ordinanza quanto segue: «Le tre donne si sono rese responsabili di maltrattamenti aggravati, reiterate condotte di violenza fisica e psicologica e gravi omissioni nella cura e assistenza, tutti tra i 2 e i 6 anni. Condotte tali da ingenerare nei bambini uno stato di profondo timore e paura». L'indagine, partita negli ultimi mesi del 2021 si è conclusa pochi giorni fa e ha documentato numerosi episodi di «spintoni e schiaffi, tirate di capelli e orecchie, trascinamenti con forza», si legge, ancora, agli atti. «Le tre - scrive il gip - imponevano ai bambini punizioni umilianti o non rispettavano le più regole igiene durante la somministrazione dei pasti o il cambio dei pannolini».



«Intorno alle 9 e 30 dalla scuola ci è arrivato un messaggio in cui ci veniva detto di non portare i bambini perché alcune maestre avevano la febbre», racconta il papà di un alunno. «Ci è sembrato strano perché di solito se ci sono problemi ci avvertono la sera prima o al massimo al mattino entro le sette». «Poi abbiamo saputo che le maestre di nostro figlio sono state arrestate: siamo sconvolti». Mentre il papà parla con noi, la mamma è al telefono con uno dei bimbi maltrattati. «Il figlio della mia amica era cambiato. - riferisce - da un po' di tempo si rifiutava di andare a scuola, ogni mattina piangeva e si buttava per terra tanto che bisognava alzarlo di peso per portarlo fuori casa». Inizialmente i genitori hanno pensato che si trattasse solo di capricci. Poi hanno capito che c'era qualcos'altro. «Il bambino ha riferito di essere stato preso a schiaffi, ha detto che le maestre urlavano di continuo». A quel punto la mamma si è messa in contatto con altri genitori. «Almeno due di loro hanno raccontato di situazioni simili, con i piccoli che non volevano più andare a scuola e parlavano di «liscebussi» un termine che nessuno di noi ha mai usato in casa». È così che i genitori si presentano alla stazione dei carabinieri di San Prisco. La denuncia, che dopotutto si basa su racconti di bimbi di meno di cinque anni, non basta. La Procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Carmine Renzulli, apre un'indagine e in gran segreto, di notte, nelle aule dell'istituto paritario vengono posizionate delle telecamere nascoste. Per tre mesi, i carabinieri spiano il comportamento delle tre maestre. I filmati, purtroppo, confermano quanto riferito dai bambini. Il pm confeziona una richiesta d'arresto che, ieri, si trasforma in una misura di custodia cautelare in carcere per tre insegnanti quarantenni dell'istituto «Piccole pesti».
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Il Mattino